NEGOZIATI SU TREGUA E OSTAGGI È SCONTRO TRA ISRAELE E HAMAS

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 31/01/2024

Tel Aviv ha puntualizzato che non cederà il controllo di Gaza né rilascerà terroristi

Il piano elaborato a Parigi tra i vertici dell’intelligence di Stati Uniti, Israele, Egitto e dal premier del Qatar Mohammed bin Abdulrahman Al Thani per superare il conflitto nella Striscia di Gaza sembra poter condurre verso una nuova cessazione delle operazioni militari israeliane nell’enclave, in cambio dello scambio di ostaggi e prigionieri. Tuttavia, mentre il capo della diplomazia Usa, Antony Blinken, tornerà sabato 3 febbraio per la sesta volta dal 7 ottobre in Israele, gli attori coinvolti direttamente nel confronto – Stato ebraico, Hamas e gruppi armati palestinesi – ribadiscono i loro punti fermi. Gli aspetti controversi sono, in primis, la tregua temporanea voluta da Israele, mentre Hamas e la Jihad islamica spingono per un cessate il fuoco duraturo.

Da un lato, poi, Tel Aviv puntualizza che non cederà il controllo di Gaza né rilascerà terroristi, mentre i gruppi islamisti di Gaza escludono il rilascio degli ostaggi senza una cessazione delle ostilità duratura. In vista dell’arrivo a Tel Aviv sabato, Blinken ieri ha incontrato a Washington il premier del Qatar – Paese mediatore e sostenitore di Hamas – mentre è atteso in Egitto – altro intermediario – il capo dell’ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh, che ieri ha espresso un’apertura verso l’accordo. Un quadro contraddistinto da molte variabili, comprese le agende interne delle parti in conflitto. Fonti palestinesi citate dall’emittente panaraba di proprietà saudita “Al Arabiya” hanno rivelato che il movimento islamista palestinese Hamas sta facendo le proprie valutazioni sul piano in tre fasi redatto a Parigi nel fine settimana.

Una fonte palestinese ha annunciato che sarebbe stato raggiunto un accordo sui dettagli della prima fase riguardo a un possibile nuovo accordo sullo scambio di prigionieri tra Israele e Hamas, sul modello dell’intesa raggiunta a fine novembre. Secondo la fonte, secondo il potenziale accordo, ogni giorno dovrebbe essere rilasciato un israeliano in cambio di 30 palestinesi, sottolineando che i dettagli della seconda fase saranno negoziati durante l’attuazione della prima fase. Durante l’attacco di Hamas in Israele il 7 ottobre scorso, sono state rapite circa 240 persone e 136 sono ancora nella Striscia di Gaza, dove prosegue l’offensiva delle Forze di difesa israeliane (Idf). Lo scorso novembre, le parti avevano raggiunto un’intesa, secondo la quale per dieci giorni non ci sono stati scontri e sono stati liberati circa 100 ostaggi in cambio di 300 prigionieri palestinesi.

La proposta di un nuovo accordo di scambio tra Israele e Hamas è entrata in una nuova fase lunedì, dopo che sono trapelate informazioni su un accordo tra i negoziatori di Israele, Usa, Egitto e Qatar, in un incontro a Parigi, riguardante una tregua nella guerra a Gaza. “Israele ha espresso le sue riserve sulle condizioni, il che lascia intendere che nei prossimi giorni si vedrà un’accelerazione degli sforzi per risolvere l’ultimo aspetto che ne impedisce il completamento”, riporta “Al Arabiya”. Le fonti palestinesi hanno anche indicato che la terza fase dell’accordo riguarderebbe gli ufficiali israeliani detenuti a Gaza, con il ritiro di Israele fuori dalle città della Striscia e lo stazionamento ai punti di confine. Al riguardo, ieri il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, ha detto che Israele manterrà il controllo militare della Striscia di Gaza dopo la fine della guerra, sul modello attualmente in atto in Cisgiordania.

“Dopo la guerra, quando sarà finita, penso che sia del tutto chiaro che Hamas non controllerà Gaza. Israele la controllerà militarmente”, ha affermato. Le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno lanciato un’operazione militare a Gaza, dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre. “Se parliamo di libertà operativa militare, guardate cosa è successo a Jenin”, in Cisgiordania, ha aggiunto Gallant, riferendosi all’operazione antiterrorismo all’interno di un ospedale, dove i militari hanno ucciso tre miliziani che presumibilmente pianificavano un grande attacco, ispirandosi a quello del 7 ottobre, quando sono state uccise 1.200 persone circa. Parlando delle operazioni in corso a Gaza, Gallant ha detto che si è conclusa la fase in cui sono state distrutte le infrastrutture di Hamas. Attualmente, la Cisgiordania è divisa per la gestione della sicurezza in tre zone: l’area A (sotto controllo palestinese), l’area B (a controllo misto) e l’area C (oltre il 50 per cento del territorio, sotto controllo israeliano).

Le dichiarazioni del ministro della Difesa israeliano, giunte mentre la diplomazia internazionale sta cercando di superare la fase attuale, sono state rafforzate da quanto affermato dal primo ministro, Benjamin Netanyahu. Israele non ha intenzione di rilasciare “migliaia di terroristi” palestinesi in cambio della liberazione degli ostaggi trattenuti dai movimenti islamisti nella Striscia di Gaza, ha detto, aggiungendo che non fermerà l’operazione militare in corso a Gaza fino a che non saranno raggiunti gli obiettivi di “eliminare Hamas, liberare gli ostaggi e garantire che Gaza non rappresenti più una minaccia per Israele”. Al riguardo, si ricorda che parte dell’opinione pubblica israeliana accusa il governo di non fare abbastanza per liberare gli ostaggi, mentre i membri della maggioranza di governo non sono favorevoli al ritiro dei militari da Gaza.

Finora, dall’inizio del conflitto, nella Striscia sono morte oltre 26mila persone, e non è chiaro quanti tra loro siano civili e quanti miliziani. Ieri il capo dell’ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh, ha confermato che il movimento ha ricevuto la proposta di Parigi sulla cessazione dell’aggressione e sul rilascio dei prigionieri, e che sta studiandola. Hamas presenterà la sua risposta sulla base del fatto che la priorità è fermare la guerra a Gaza e ritirare completamente le forze israeliane dalla Striscia, ha chiarito Haniyeh, che è atteso al Cairo, dove lunedì si è recato il capo dei servizi di intelligence interna di Israele, Shin Bet, Ronen Bar. “Il movimento è aperto a discutere qualsiasi iniziativa o idea seria e pratica, a condizione che conduca ad una cessazione completa dell’aggressione, alla ricostruzione, alla revoca dell’assedio e il completamento del processo di scambio (dei prigionieri)”, si legge in un comunicato stampa di Hamas.

Lunedì la rete televisiva statunitense “Nbc” aveva rivelato che i negoziatori di Israele, Stati Uniti, Egitto e Qatar hanno concordato durante l’incontro svoltosi a Parigi un quadro per la conclusione di un nuovo accordo per lo scambio di prigionieri e detenuti. Secondo una fonte informata, l’accordo prevede un cessate il fuoco graduale a Gaza o una tregua fino a 45 giorni, la consegna di aiuti ai residenti della Striscia e il rilascio dei prigionieri palestinesi. Inoltre, l’intesa prevede il rilascio graduale dei restanti detenuti a Gaza, a partire da donne e bambini, sottolineando che la prima fase prevede il rilascio di 35 detenuti detenuti da Hamas.