NIGER OSTILE: SEMPRE PIÙ VICINO IL RITIRO MILITARE FRANCESE

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 08/09/2023

Parigi si prepara a richiamare i droni e a ridurre le risorse aeree. La giunta golpista ha revocato l’immunità e il visto diplomatico all’ambasciatore francese Sylvain Itté e ne ha chiesto la “espulsione”, secondo un’ordinanza del ministero degli Esteri datata 31 agosto e un’ordinanza dell’Alta corte di Niamey del giorno seguente. Un’escalation che è andata di pari passo con la crescente insofferenza popolare nei confronti di una presenza francese sempre più mal vista dai nigerini.

Man mano che continua a crescere in Niger l’ostilità nei confronti della presenza militare francese, l’ipotesi di un ritiro del contingente transalpino dal Paese si fa di giorno in giorno più concreta. Secondo le fonti raccolte da “France 24”, Parigi dovrebbe procedere a una riduzione delle sue risorse militari nel Paese, in particolare in termini di intelligence aerea e droni,  pur mantenendo una “forza autonoma”. Le operazioni dovrebbero portare al ritiro di una parte dei 1.500 militari tuttora presenti nel Paese saheliano. La notizia segue le dichiarazioni del primo ministro nigerino ad interim, Ali Mahaman Lamine Zeine, che nel corso di una conferenza stampa tenuta il 4 settembre a Niamey ha parlato di “contatti” in corso per procedere ad un “rapido” ritiro delle forze francesi presenti sul territorio nigerino. “Il governo ha già denunciato gli accordi che permettono (alle truppe francesi) di essere sul nostro territorio. Si trovano in una situazione di illegalità e penso che i contatti in corso dovrebbero consentire a queste forze di ritirarsi molto rapidamente dal nostro Paese”, ha dichiarato il ministro, che non ha precisato né la natura né gli interlocutori dei colloqui avviati. Il premier ha osservato che la Francia “è un Paese con il quale abbiamo sempre sviluppato rapporti di cooperazione” ma che la vicenda legata all’ambasciatore Sylvain Itté – che Parigi si è rifiutata di ritirare da Niamey, disconoscendo l’autorità della giunta nigerina – ha reso la situazione apparentemente senza via d’uscita. “Penso che non ci sia niente da fare”, ha detto Zeine, per il quale il diplomatico “non si è comportato adeguatamente”.

Il ministro ha sostenuto di aver invitato Itté a discutere della situazione proprio “per preservare i rapporti” con Parigi, ma che il rifiuto opposto dal diplomatico all’incontro ha determinato la drastica decisione di espellerlo. Nella nota di espulsione dello scorso 25 agosto, la giunta golpista ha lamentato inoltre “altre azioni della Francia ostili agli interessi del Niger”. Zeine ha definito l’atteggiamento del diplomatico “un inaccettabile comportamento di disprezzo”. A questo punto, ha concluso, “aspettiamo semplicemente che questo partner, diciamo invalido, lasci il nostro Paese il prima possibile”. In precedenza, era stata la ministra degli Esteri francese Catherine Colonna ad aprire all’ipotesi di un ritiro francese dal Niger, affermando in un’intervista a “Le Monde” che le truppe francesi non possono continuare a svolgere i loro compiti in termini di lotta al terrorismo e di addestramento dei mili- tari locali. “Queste truppe sono lì su richiesta delle autorità del Niger, per sostenerle nella lotta con- tro i gruppi terroristici armati e per svolgere attività di addestramento. Oggi questa missione non può più essere garantita poiché non abbiamo più, di fatto, operazioni condotte congiuntamente con le forze armate nigerine”, ha dichiarato Colonna. A stretto giro fonti del ministero della Difesa avevano riferito di “contatti” in corso tra l’esercito del Niger e quello francese riguardanti il riti- ro di alcuni “elementi militari” dal Paese africano. In precedenza, era stato invece il presidente francese Emmanuel Macron a ribadire che la Francia prenderà una decisione sul Niger solo dopo aver consultato il presidente eletto Mohamed Bazoum.


Il presidente eletto Mohamed Bazoum

“Le decisioni che prenderemo, le prenderemo sulla base degli scambi con il presidente Bazoum, qualunque esse siano”, aveva dichiarato Macron. In Niger sono presenti al momento circa 1.500 militari francesi attivi nella lotta contro il terrorismo che minaccia il paese, specialmente nell’area al confine con Burkina Faso e Mali. Il contingente è dispiegato in tre basi situate nella capitale Niamey, a Ouallam (a nord di Niamey) e ad Ayorou (alla frontiera con il Mali). È nella base di Niamey – dove sono presenti anche circa 250 militari italiani impiegati nella Missione bi- laterale di supporto nella Repubblica del Niger (Misin) – che si trova gran parte del contingente mi- litare francese. Nella base sono schierati numerosi aerei da combattimento Mirage 2000D ed elicotteri d’attacco (Tiger) o elicotteri da manovra (Caiman), oltre a decine di veicoli corazzati utilizzati per supportare le operazioni antiterrorismo effettuate dalle Forze armate nigerine e dai droni MQ-9 Reaper, i primi ad essere armati di bombe. Fino al colpo di Stato dello scorso 26 luglio, che ha rovesciato il presidente democraticamente eletto Mohamed  Bazoum, il Niger è stato il perno della strategia antijihadista francese nel Sahel, dopo la partenza forzata dei soldati francesi dal Mali nell’estate del 2022 (sempre a seguito di un colpo di Stato) che ha posto fine all’operazione Barkhane, a sua volta succeduta all’operazione Serval, lanciata nel 2013. Nel gennaio di quest’anno anche la Saber Force – le forze speciali francesi in servizio da 15 anni a Ouagadougou – si sono ritirate dal Burkina Faso, anch’esso guidato da una giunta militare golpista che ha voltato le spalle a Parigi. Il personale militare francese nel Sahel si è quindi ridotto drasticamente nel giro di un anno, passando da circa 4.500 a 2.500, di cui 1.500 in Niger e 1.000 in Ciad. Fino al colpo di Stato di fine luglio i militari francesi schierati in Niger collaboravano regolarmente con l’esercito nigerino nell’ambito di operazioni speciali, l’ultima delle quali – come riferisce il ministero della Difesa francese – si è svolta nel maggio scorso. Ora, con le tensioni diplomati- che tra Parigi e Niamey che sono al loro culmine, il destino della presenza militare francese in Niger sembra essere ormai segnato. Vale la pena di ricordare, del resto, che lo scorso 3 agosto i generali saliti al potere con un colpo di Stato avevano denunciato gli accordi di cooperazione militare esistenti con Parigi.


L’ambasciatore Sylvain Itté

La giunta golpista ha inoltre revocato l’immunità e il visto diplomatico all’ambasciatore francese Sylvain Itté e ne ha chiesto la “espulsione”, secondo un’ordinanza del ministero degli Esteri datata 31 agosto e un’ordinanza dell’Alta corte di Niamey del giorno seguente. Un’escalation che è andata di pari passo con la crescente insofferenza popola- re nei confronti di una presenza francese sempre più mal vista dai nigerini. Nelle ultime settimane migliaia di manifestanti si sono più volte radunati nei pressi della base militare che ospita soldati francesi nella capitale nigerina Niamey per chiedere il loro ritiro, intonando slogan   antifrancesi (“Abbasso la Francia! Francia vattene!”) che si ripetono regolarmente nelle varie manifestazioni seguite al colpo di Stato del 26 luglio. Durante le proteste, i manifestanti hanno anche chiesto lo smantellamento della base Usa di Agadez – la seconda più grande degli Stati Uniti in Africa dopo quella di Gibuti – e scandito slogan contro la Comunità economica de- gli Stati dell’Africa occidentale (Cedeao), che ha decretato sanzioni economiche contro il Niger e ha minacciato un’azione militare per ripristinare l’ordine costituzionale.