Ok ai nuovi investimenti al porto romeno di Costanza

Pubblicato da Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 09/09/2023

MAR NERO: I PROGETTI APPROVATI

La Romania ha approvato ieri una serie di investimenti al porto di Costanza, sul Mar Nero, snodo cruciale per le esportazioni di cereali e altri prodotti alimentari dall’Ucraina. Tra i progetti approvati dall’esecutivo di Bucarest ci sono l’ampliamento, l’ammodernamento e il ripristino dei collegamenti stradali al porto, un sistema di trasporto intelligente per la gestione del traffico e lavori alle infrastrutture di approvvigionamento idrico e fognario. I lavori dovrebbero durare circa 36 mesi. Meno di un mese fa, il primo ministro romeno, Marcel Ciolacu, ha professato l’intenzione di raddoppiare le capacità di transito del grano ucraino attraverso la Romania nel prossimo futuro, portandola a quattro milioni di tonnellate al mese.

L’infrastruttura del porto di Costanza è fondamentale in questo quadro, giacché qui arrivano derrate alimentari che raggiungono il porto su gomma, ferrovia e anche dai porti ucraini sul Danubio, per poi proseguire in direzione dei mercati globali. Il 18 agosto, Ciolacu e l’omologo ucraino, Denys Shmyhal, hanno siglato a Bucarest un accordo di cooperazione per promuovere l’export cerealicolo ucraino attraverso la Romania, dopo che a luglio la Federazione Russa ha annunciato il suo ritiro dall’iniziativa sul grano del Mar Nero. Nell’arco dell’iniziativa, durata all’incirca un anno, Kiev è riuscita a esportare oltre 32 milioni di tonnellate di cereali, che hanno contribuito a una riduzione dei prezzi e   dell’insicurezza alimentare globale, soprattutto nei paesi in via di sviluppo.

META DELL’UCRAINA
È lo snodo cruciale
per le esportazioni
di cereali e altri
prodotti alimentari

Il settore agricolo ucraino, peraltro, è cruciale: nel periodo prebellico rappresentava circa il 40 per cento delle esportazioni totali di Kiev. Con il ritiro di Mosca dall’accordo, l’Ucraina ha perso la garanzia di un passaggio sicuro delle sue navi cargo attraverso il Mar Nero e deve fare ora maggiore affidamento sulle rotte alternative, ossia quelle fluviali, ferroviarie e stradali. Queste da sole non sono pienamente in grado di compensare la perdita delle rotte marittime, senza contare che lo scorso maggio l’Unione europea ha consentito a Bulgaria, Polonia, Romania, Slovacchia e Ungheria di vietare le importazioni – ma non il semplice transito – di grano, mais, colza e semi di girasole dall’Ucraina. L’autorizzazione al divieto scadrà il 15 settembre ma il ministro dell’Agricoltura di Varsavia, Robert Telus, ha confermato che la Polonia e gli altri quattro Stati coinvolti sono intenzionati a prorogare il divieto fino alla fine dell’anno.

Sulle rotte alternative dell’export alimentare ucraino, in particolare sull’infrastruttura Portuale danubiana, si è spostata anche la minacciosa attenzione della Russia. Porti fluviali quali Reni e Izmail sono stati di recente un frequente bersaglio dei bombardamenti russi, volti a danneggiare l’economia ucraina e, di conseguenza, le capacità di Kiev di finanziare la propria difesa di fronte all’invasore. Gli attacchi a questi porti sono diventati un tema rilevante anche per la sicurezza della Romania, poiché il Danubio segna una parte del suo confine con l’Ucraina. Il ministro della Difesa romeno, Angel Tilvar, ha confermato mercoledì che frammenti di un drone, probabilmente russo, sono stati ritrovati nel territorio nazionale. La notizia non ha fatto altro che evidenziare la vulnerabilità della regione di fronte alle conseguenze dell’aggressione russa all’Ucraina. Il presidente romeno, Klaus Iohannis, ha parlato di “una grave violazione della sovranità e dell’integrità territoriale della Romania”.