Sicurezza: controlli “fino a quando necessario“ e pattugliamenti misti

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 03/11/2023

TRILATERALE ITALIA-SLOVENIA-CROAZIA: LE PROPOSTE DEL VERTICE DI TRIESTE

Controlli alle frontiere “fino a quando sarà necessario” e brigate miste con pattugliamenti ai confini fra Italia, Slovenia e Croazia: sono questi alcuni degli elementi discussi dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ieri a Trieste insieme agli omologhi di Slovenia e Croazia, rispettiva- mente Bostian Poklukar e Davor Bozinovic. La riunione trilaterale, tenuta nella sede della Prefettura, è servita a fare il punto sulla situazione relativa ai flussi migratori e alle conseguenze sulla sicurezza portate dal contesto internazionale. Innanzitutto, come ha precisato Piantedosi, è stato ribadito che i controlli italiani ai confini sloveni continueranno “fino a che lo richiederanno” i fattori che hanno portato alla sospensione temporanea di Schengen. “I motivi alla base della decisione so- no ben chiari e delineati”, ha sottolineato il ministro, aggiungendo che i controlli proseguiranno. “Non so se fino a Natale, ma fintanto che permarrà la valutazione degli esperti sulla loro necessarietà. Mi auguro che cessino quanto prima, ma dipenderà dall’evoluzione degli scenari che hanno determinato la sospensione”, ha precisato Piantedosi, aggiungendo che sono state proposte brigate miste e pattugliamenti trilaterali ai confini.

“Abbiamo condiviso la prosecuzione della nostra collaborazione su tre linee direttrici”, ha spiegato il titolare del Viminale. La prima direttrice prevede la “definizione di vere e proprie brigate miste italo-slovene e sloveno-croate, da rendere strutturali anche per il monitoraggio del fenomeno di attraversamento dei confini”. L’obiettivo è mantenere operative queste brigate anche una volta superata la fase di ripristino dei controlli alle frontiere. Accanto alle pattuglie, l’accordo prevede la creazione di “centri di coordinamento condiviso” tra le strutture operative dei tre Paesi, per la cui definizione si riuniranno a breve i vertici delle tre polizie. “Da ultimo – ha concluso Piantedosi – fare del formato trilaterale un modulo stabile di condivisione degli interessi su questo quadrante geografico”. Un obiettivo importante per l’Italia, sempre secondo il titolare del Viminale, è quello di aiutare la Slovenia nei controlli alla frontiera esterna dell’Unione europea. “Nessun Paese come l’Italia sa quanto sia importante essere aiutati sulla frontiera esterna. (L’Italia) ha da sempre invocato il coinvolgimento e l’interessamento dell’intera Europa su quella frontiera, che non è solo slovena ma anche nostra”, ha aggiunto.

Tra le misure in campo c’è anche quella che prevede un rafforzamento dei controlli presso i valichi secondari, e che sarà realizzata aumentando le risorse umane, quelle logistiche e le tecnologiche necessarie. “Abbiamo destinato in prima applicazione circa 300 unità di personale delle tre forze di polizia. Intendiamo stabilizzarle e implementarle in relazione all’esigenza di controllo anche dei valichi secondari”, ha assicurato il ministro. “Oltre che un problema di uomini è anche un problema di supporto logistico – ha aggiunto – perché i valichi si trova- no spesso in contesti complicati e non ci sono infrastrutture per garantire la permanenza temporanea del personale, soprattutto in vista della stagione invernale”. L’obiettivo, ha concluso Piantedosi, è “rendere più efficienti i controlli su quei valichi, anche con controlli a distanza”. Fino ad ora i controlli applicati a partire dal 18 ottobre sull’intera linea di confine italo-slovena hanno portato a risultati tangibili: le forze dell’ordine italiane hanno controllato 18.700 persone e 10 mila veicoli, rintracciato 300 cittadini stranieri, effettuato 220 respingimenti e arrestato una decina di individui per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

“Dati che danno il segno dell’importanza dei controlli fatti”, ha commentato Piantedosi aggiungendo che l’intenzione è quella di creare, insieme a Slovenia e Croazia, “un sistema di deterrenza”. Di “collaborazione rafforzata” ha parlato il ministro dell’Interno sloveno, Bostjan Poklukar, nella conferenza stampa congiunta al termine del vertice. Per Poklukar, la proposta italiana di istituire brigate miste per intensificare i controlli è “un’iniziativa legittima. Ora dobbiamo definire esattamente i mandati di queste brigate, il numero di agenti e quali operazioni di polizia saranno attuate”. Poklukar ha poi osservato che Bulgaria e Romania, una volta entrate in area Schengen, potrebbero contribuire a una difesa più efficace dei confini Ue. Infine, secondo il ministro sloveno, “la sicurezza dei Balcani occidentali è anche la sicurezza dell’Ue” e per questo la Slovenia sosterrà anche l’iniziativa della Bosnia Erzegovina affinché anche in quel Paese possa operare l’agenzia Frontex. Il ministro croato Davor Bozinovic ha ricordato che la Croazia ha attivato oltre 9 mila agenti di frontiera per i controlli e, grazie all’impiego di pattuglie miste con la Slovenia, Zagabria è riuscita affermare 26 mila persone al confine.

“Attraverso il controllo mobile abbiamo già impedito a oltre 500 trafficanti di portare persone dall’altra parte del confine e abbiamo fermato 26 mila individui. Crediamo che qualsiasi rafforzamento di questa collaborazione sia il metodo migliore da seguire”, ha concluso Bozinovic. Il vertice trilaterale è stato preceduto da una riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, che ha contato fra i presenti, oltre a Piantedosi, anche il presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, l’assessore regionale alla sicurezza, Pierpaolo Roberti, e il prefetto di Trieste, Pietro Signoriello. In conferenza stampa Piantedosi ha anche affrontato la questione di un eventuale hotspot in Friuli Venezia Giulia, precisando che “il dossier non è ancora chiuso”. L’idea di uno hotspot, per il quale secondo le prime indiscrezioni sarebbe stata individuata la sede di Jalmicco a Palmanova, “era legata all’esigenza di evitare gli stazionamenti di migranti di cui soprattutto la città di Trieste ha sofferto”, ha ricordato Piantedosi. “Abbiamo valutato che potremmo ottemperare a quell’esigenza se avessimo un sollievo complessivo degli arrivi, in modo da far beneficiare Trieste del trasferimento di queste persone. È un dossier che non abbiamo ripreso, ma non abbiamo chiuso del tutto”, ha concluso il ministro.