SIRIA, PROTESTE ANTI ASSAD NEL SUDLA TURCHIA CONSOLIDA LE POSIZIONI NEL NORD

Pubblicato da – quotidianodelsud.it/laltravoce-dellitalia – 24/08/2023

La scintilla che ha acceso le manifestazioni sembra essere stata la crisi economica, ma sotto la superficie sembrano
esserci ragioni politiche e sociali più profonde

In seguito al crollo dell’economia in Siria, si è diffuso ormai da giorni un forte sentimento di malcontento per le condizioni di vita nel Paese che è sfociato in rare manifestazioni di protesta contro il governo di Damasco, come non se ne vedevano da tempo.

Da una settimana a questa parte, dallo scorso 17 agosto, decine e poi centinaia di dimostranti sono scesi nelle piazza del governatorato di Soueida, nel sud della Siria, contro il deterioramento delle condizioni economiche del Paese. Solo nella giornata di ieri, 22 agosto, si sono svolte circa 50 proteste diverse in villaggi come Habran, Lahitha, Al Hayat, Al Buthina, Al Kisib e Umrah. Nel nord e nel nord-est del Paese, intanto, la Turchia sta per nominare un governatore “ad hoc” che opererà in stretto coordinamento con Ankara per gestire meglio i territori sotto il controllo delle sue forze militari e delle fazioni alleate – a partire al cosiddetto Esercito nazionale siriano. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani (Sohr), nel sud della Siria le manifestazioni contro la crisi economica hanno cominciato a politicizzarsi e a diffondersi anche nelle roccaforti dei lealisti del presidente siriano, Bashar al Assad.

IL GOVERNO
Nel tentativo di placare le tensioni il presidente
Assad ha annunciato un aumento dei salari del 100%

Manifestazioni notturne hanno avuto luogo nel governatorato Dara’a, a ovest di Soueida. Inoltre, il “Movimento 10 agosto” ha diffuso dei volantini con slogan anti-governativi nella città di Dumayr, nella regione di Qalamoun, nella campagna della capitale Damasco. Ieri mattina, all’alba, i manifestanti hanno bloccato simbolicamente le strade prima di unirsi a quella che è la più grande delle proteste degli ultimi giorni, organizzata nella città di Soueida, a maggioranza drusa. Oltre 700 residenti dei villaggi e delle città di Al Mazra’a, Al Tha’lah, Slaim, Ariqa, Al Kharsa, Rimat Hazm e El Geneina, sono accorsi in piazza Al Karama, nel centro di Soueida, per partecipare allo sciopero e al blocco stradale. I manifestanti chiedono “la fine del regime siriano e un cambiamento politico secondo la risoluzione 2254 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite”, sventolando striscioni con su scritto: “Soueida non è in vendita, la Siria è troppo cara”; “No alla tirannia, no alla corruzione, sì allo Stato di diritto”; “La religione è per Dio e la patria è per tutti, no al settarismo, no allo Stato militare”.I partecipanti alla protesta hanno anche intonato canti contro l’ingerenza dell’Iran nel Paese. Inoltre, proseguono le manifestazioni nei villaggi di Attil e Mardak, sulla via di Damasco.

Il presidente Assad ha cercato di placare le tensioni annunciando un aumento dei salari del 100 per cento, ma la misura sembra non essere sufficiente a placare la rabbia popolare. Inoltre, la decisione di aumentare i prezzi dei carburanti tra il 150 per cento e il 200 per cento ha ulteriormente alimentato l’insoddisfazione.

Nel tentativo di correre ai ripari, la Banca centrale della Siria ha fissato il 22 agosto il tasso di cambio a 10.800 lire per un dollaro statunitense e a 11.782,26 lire siriane per un euro. Solo due giorni prima, il 20 agosto, la Banca aveva fissato il tasso di cambio a 10.900 lire per un dollaro Usa e a 11.850,48 lire per un euro. Prima dello scoppio della guerra nel 2011, un dollaro valeva 47 lire. L’ascesa delle proteste in un governatorato come quello di Soueida, che ha tradizionalmente sostenuto il governo, è un segnale evidente dell’ampio scontento che sta radicandosi in tutto il Paese. La scintilla che ha acceso queste manifestazioni sembra essere stata la crisi economica, ma sotto la superficie sembrano esserci ragioni politiche e sociali più profonde.

Le piazze di Soueida sono divenute il simbolo di una Siria stanca di sofferenza e desiderosa di cambiamento. Anche se le autorità siriane non hanno commentato pubblicamente le proteste, il quotidiano filogovernativo “Al Watan” ha ammesso che i manifestanti hanno interrotto il lavoro di banche, istituzioni governative e panifici. Mentre il governo siriano affronta questa sfida interna, la comunità internazionale è in attesa di vedere i prossimi sviluppi della questione.