A TRIPOLI UN SUMMIT SULL’ENERGIA MA PESANO LE DIVISIONI POLITICHE

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 13/01/2024

L’obiettivo? Facilitare le partnership nel settore e promuovere opportunità economiche

Prende il via oggi al centro convegni Rixos di Tripoli la seconda edizione del Libya Energy & Economic Summit, l’evento promosso dall’ufficio del primo ministro del Governo di unità nazionale (Gun), Abdulhamid Dabaiba, con l’obiettivo di facilitare le partnership nel campo dell’energia e promuovere opportunità economiche. Ad aprire i lavori saranno il premier Dabiaba e il primo ministro di Malta, Robert Abela. Dovrebbe essere presente, inoltre, il ministro dell’Energia e delle risorse naturali della Turchia, Alparslan Bayraktar. Sono attesi anche i manager delle principali aziende multinazionali del petrolio, come l’italiana Eni, la spagnola Repsol, la statunitense Conoco-Phillips, la francese TotalEnergies e l’algerina Sonatrach, le ultime due al livello di amministratori delegati – rispettivamente Patrick Pouyanné e Rachid Hachichi.

L’edizione nel 2021 aveva ha rappresentato il primo, grande evento di investimento tenutosi a Tripoli nell’ultima decade. Il tema di quest’anno, “La nuova Libia – Costruire sull’energia”, stride con una situazione sul terreno decisamente complicata. Nonostante il Paese nordafricano rivesta oggettivamente un ruolo importante come produttore globale di petrolio e gas, contribuendo alla sicurezza energetica sia europea che africana, le divisioni politiche che da anni attanagliano la Libia continuano a rappresentare un ostacolo. Basti pensare che Sharara, il principale giacimento petrolifero del Paese membro del cartello petrolifero Opec+, operato da Repsol, è chiuso da un gruppo alcuni notabili del Fezzan sostenuti dal generale Khalifa Haftar, l’uomo forte della Cirenaica.

Il complesso gasiero di Mellitah, l’unico snodo per l’esportazione del gas libico verso l’Italia attraverso il gasdotto Greenstream, è minacciato dai dimostranti del movimento “No alla corruzione” (No Corruption), che chiedono licenziamento del presidente della National Oil Corporation (Noc), Farhat Bengdara, ritenuto responsabile della conclusione di accordi che danneggiano l’interesse pubblico. La protesta si inserisce nel contesto delle polemiche scoppiate in Libia sui negoziati con un consorzio guidato da Eni con la francese Total, l’emiratina Adnoc e la turca Tpao per lo sviluppo del giacimento onshore di Hamada, a est di Ghadames. L’accordo – portato avanti dalla Noc e che dovrebbe essere firmato nel mese di gennaio – è stato criticato da istituzioni come il ministero del Petrolio, la Camera dei rappresentanti e l’Alto Consiglio di Stato perché considerato svantaggioso per la parte libica e non conforme alle leggi libiche.

Da parte sua, il Governo libico di unità nazionale guidato dal primo ministro Dabaiba, in una riunione allargata del Consiglio supremo per gli affari dell’energia e dell’acqua, ha affermato che saranno prese in considerazione tutte le osservazioni tecniche, ma ha detto che la Libia deve “aumentare la produzione di petrolio e gas” sviluppando “nuove scoperte” con “investimenti esteri e interni”, nel pieno rispetto “dei diritti dello Stato libico”. La Libia può esportare in Italia fino 11 miliardi di metri cubi di gas all’anno tramite la condotta che collega la Sicilia ai giacimenti gasiferi del Paese nordafricano, ma nel 2022 la produzione libica di gas naturale è diminuita dell’8 per cento.

Secondo l’Audit Bureau libico, la quantità totale esportata lo scorso anno in Italia tramite il gasdotto Greenstream non ha superato i 2,48 miliardi di metri cubi, pari al 10 per cento della produzione totale lorda stimata di 24,40 miliardi di metri cubi: un risultato modesto rispetto alle potenzialità, dovuto principalmente al progressivo depauperamento dei giacimenti esistenti, carenze infrastrutturali libiche e gas flaring (la combustione dispendiosa del gas che si sprigiona spontaneamente nella fase di estrazione, un fenomeno altamente inquinante, diffuso soprattutto nell’est della Libia).

Le sessioni principali dell’evento di Tripoli verteranno su quattro temi: la nuova Libia, costruire sull’energia; le rinnovabili come catalizzatore della crescita economica; finanziamento dei progetti, investimenti, competitività e partenariati; tendenze nell’energia nordafricana, al servizio del futuro del settore. Nel primo panel, i principali soggetti del settore petrolifero e del gas esamineranno l’importanza dell’industria energetica della Libia per la sua popolazione e i partner globali, nonché i piani futuri dell’industria. “Con ambiziosi obiettivi di aumento della produzione, il Paese nordafricano mira ad attirare investimenti upstream attraverso un prossimo round di licenze e a sfruttare appieno il potenziale del gas naturale.

Il fine è promuovere la diplomazia energetica e agevolare le esportazioni di energia nella regione”, si legge nel programma dell’evento. Per quanto riguarda le energie da fonti rinnovabili, gli organizzatori del summit rivendicano “passi avanti nell’ultimo anno”, menzionando “l’avvio di trattative con Malta per l’esportazione di energia rinnovabile e l’entrata nella fase di autorizzazione di un impianto solare da 500 MW con TotalEnergies”. Allo stato attuale, tuttavia, la produzione di energie da fonti rinnovabili in Libia è pari a zero. Ciononostante, il programma dell’evento riferisce che “l’identificazione dell’idrogeno come potenziale fulcro della transizione energetica aggiunge un elemento chiave alla strategia della Libia”.

Il secondo panel si prefigge quindi di esaminare “il vasto potenziale ancora inesplorato delle energie rinnovabili in Libia, valutando la competitività del suo attuale quadro normativo e analizzando le modalità per stimolare ulteriormente gli investimenti del settore privato in questa direzione”. Gli investimenti esteri rappresentano la chiave per liberare l’ampio potenziale della Libia nel settore dell’energia upstream e per espandere l’economia attraverso l’impiego delle energie rinnovabili e lo sviluppo di nuove infrastrutture. La terza sessione si propone di identificare soluzioni atte ad attirare investimenti dal settore privato a livello globale lungo l’intera catena del valore.

“L’obiettivo è garantire che i progetti siano non solo finanziabili e competitivi, ma anche di promuovere la creazione di nuove partnership con istituti di credito internazionali”. Inoltre, diverse aree del settore energetico nordafricano sono ora mature per investimenti ed espansione, con un particolare focus sul gas naturale e la tecnologia per ottimizzare i giacimenti di petrolio e gas e migliorare le infrastrutture. L’ultimo panel farà il punto “sulle attuali e future iniziative, sugli investimenti infrastrutturali e su come aziende locali e internazionali possano rispondere alle crescenti esigenze del settore energetico”, concludono gli organizzatori.