Congo al voto, Katumbi sfidaTshisekedi in un clima di tensione

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 20/12/2023

AL VOTO 44 MILIONI DI ELETTORI

Circa 44 milioni di elettori sono attesi alle urne oggi per le elezioni locali, legislative e presidenziali nella Repubblica democratica del Congo (Rdc). Un appuntamento che rappresenta un’importante sfida sotto diversi punti di vista, a cominciare da quello della sicurezza. Il voto si terrà infatti in un clima di crescenti violenze nell’est, scenario di un conflitto da oltre tre decenni, e che vive un picco di rinnovate tensioni da quando nel novembre 2021, il Movimento 23 marzo (M23) – gruppo ribelle formato da milizie tutsi sponsorizzate dal vicino Ruanda – è tornato attivo in parte della provincia del Nord Kivu, conquistando vaste porzioni di territorio.

Il tutto avviene, peraltro, in un contesto di forte tensione a livello nazionale, con violenze diffuse di matrice politica che hanno causato delle vittime, e di profonda sfiducia nei confronti della politica e della trasparenza elettorale. La Commissione elettorale nazionale (Ceni) è impegnata in una corsa contro il tempo per la consegna delle schede e del materiale da distribuire nei seggi, mentre gli osservatori già prevedono probabili controversie in un clima di forti tensioni sociali e politiche. È in questo scenario che il presidente Felix Tshisekedi cerca un secondo e ultimo mandato di cinque anni, dopo essere succeduto al presidente di lunga data Joseph Kabila nel 2019.

Il capo dello Stato uscente è il chiaro favorito della vigilia, potendo contare su un sistema di potere collaudato. Tra i suoi sostenitori, ad esempio, figura l’influente ex presidente della commissione elettorale, e già candidato alla presidenza, Corneille Nangaa. Ad agevolare la corsa di Tshisekedi c’è poi il sistema di voto uninominale, in base al quale qualunque candidato ottenga il maggior numero di voti al primo turno viene eletto indipendentemente dal fatto che abbia o meno più del 50 per cento, oltre al fatto che l’opposizione non è riuscita a presentare un candidato unitario.

Dopo il ritiro di sei candida- ti, tra cui l’ex primo ministro Augustin Matata Ponyo, sono in totale 20 i candidati presidenziali, tra cui lo stesso Tshisekedi. I suoi principali sfidanti saranno però l’ex premier Martin Fayulu, l’uomo ritenuto da molti osservatori il legittimo vincitore delle elezioni presidenziali del 2018; l’imprenditore Moise Katumbi, ex governatore della provincia del Katanga e attuale proprietario della squadra di calcio Tout Puissant Mazembe; il medico Denis Mukwege, vincitore del premio Nobel per la pace 2018 per il suo lavoro in favore delle donne vittime di stupro. Quattro dei candidati che si sono ritirati hanno espresso il loro sostegno a Katumbi e al suo partito Insieme per la Repubblica, mentre due – Patrice Majondo Mwamba e Joelle Bile – sostengono Tshisekedi.

Ancora in lizza figurano poi un altro ex primo ministro, Adolphe Muzito, la deputata Delly Sesanga e gli attivisti Floribert Anzuluni e Constant Mutamba. Tshisekedi ha condotto la sua campagna elettorale promettendo più posti di lavoro, la fine del conflitto nell’est e più infrastrutture. Le attenzioni degli osservatori sono concentrate, in particolare, sul dualismo fra il presidente uscente e Katumbi, rivale di lunga data dell’ex presidente Kabila. La candidatura di Katumbi è stata convalidata lo scorso 31 ottobre dalla Corte costituzionale, che ha respinto due petizioni – la prima presentata da un privato cittadino di nome Tshivuadi Mansanoa, la seconda dal candidato Noel Tshiani – per via di una controversia professionale che ha coinvolto lo stesso Katumbi e della presunta doppia nazionalità del magnate: alcuni gli hanno attribuito quella italiana, altri quella zambiana.

Da anni, del resto, Katumbi è nel mirino delle autorità di Kinshasa. Già nel 2018 l’ex governatore del Katanga, che per tre anni ha vissuto in esilio in Belgio, aveva tentato di fare ritorno nel Paese per presentare ufficialmente la propria candidatura alle elezioni presidenziali, tuttavia le autorità congolesi glielo avevano impedito.