Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 11/11/2023
L’emittente israeliana “Kan”, ha negato la presenza di un accordo sullo scambio di prigionieri e la liberazione degli ostaggi israeliani detenuti da Hamas dallo scorso 7 ottobre
Il 35esimo giorno consecutivo di conflitto tra Israele e il movimento islamista palestinese Hamas, sono in corso intensi combattimenti intorno all’ospedale Al Shifa, a Gaza City, dove Israele ritiene ci sia il comando centrale della fazione islamica. Secondo il ministero della Sanità della Striscia di Gaza, gestito da Hamas, i carri armati israeliani hanno ormai circondato quattro ospedali “da tutte le direzioni”. Di fronte all’aggravarsi della situazione umanitaria nell’exclave palestinese, la Mezzaluna rossa palestinese ha fatto sapere che il fuoco israeliano ha colpito il reparto di terapia intensiva dell’ospedale Al Quds di Gaza City.
Intanto, l’emittente israeliana “Kan”, ha negato la presenza di un accordo sullo scambio di prigionieri e la liberazione degli ostaggi israeliani detenuti da Hamas dallo scorso 7 ottobre, smentendo quanto precedentemente annunciato dal canale saudita “Al Arabiya”, che aveva parlato di un accordo per rilasciare 100 donne e minori. Durante la giornata, le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno aperto un corridoio umanitario di sette ore per permettere ai civili di spostarsi dal nord al sud della Striscia di Gaza. Secondo il Coordinatore delle attività governative nei Territori (Cogat), un’agenzia del ministero della Difesa israeliano che si occupa di coordinare le questioni civili tra il governo di Israele, sono migliaia le persone che si sono spostate verso sud lungo la strada Salah al Din.
Durante un incontro con le autorità delle comunità di confine con Gaza, colpite dall’attacco dello scorso 7 ottobre, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato che “dopo l’eliminazione del movimento islamista palestinese Hamas, Israele eserciterà un controllo totale sulla Striscia di Gaza”. Il premier ha precisato che il controllo dell’exclave comprenderà la completa smilitarizzazione per garantire che non ci saranno più minacce alla sicurezza di Israele. Da parte loro, le Idf hanno dichiarato “di prepararsi alla possibilità di attacchi su altri fronti”.
Secondo diverse fonti militari citate da “Hareetz”, la priorità rimane la Striscia di Gaza, seguita dal fronte settentrionale al confine con il Libano, dove c’è massima allerta. Per il momento le Idf definiscono il conflitto come “multiregionale”, e non una guerra regionale totale, nonostante alcuni attacchi provenienti dallo Yemen e dalla Siria. Tuttavia, secondo le stesse fonti, “anche se i combattimenti a Gaza dovessero finire tra un paio di settimane gli obiettivi di guerra non saranno raggiunti”.
Nel frattempo, una raffica di razzi è stata lanciata da Hamas contro l’area di Tel Aviv, nel primo attacco contro la città israeliana dallo scorso 7 novembre. Il sistema di difesa aereo israeliano Iron Dome è entrato in azione per intercettare i razzi. Secondo il quotidiano israeliano “Haaretz”, due persone sono rimaste ferite nell’attacco. Intanto, continua a salire il bilancio dei morti dal 7 ottobre, con oltre 11.208 persone uccise tra la Striscia di Gaza e la Cisgiordania.
Secondo quanto riferito il ministero della Sanità di Gaza, gestito dal movimento islamista palestinese Hamas, i morti a Gaza sono 11.025, a cui si aggiungono i 183 della Cisgiordania. I feriti sono 27 mila nella Striscia e quasi 2.500 in Cisgiordania. Tra le vittime figurano inoltre anche 99 operatori dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente (Unrwa), secondo quanto reso noto dal commissario generale dell’Agenzia Philippe Lazzarini, ricordando che si tratta del “numero più alto di operatori umanitari Onu uccisi in un conflitto in così poco tempo”. Resta alta la tensione anche sul fronte nord, al confine con in Libano, dove nei pressi della linea blu (linea di demarcazione tra i due Paesi) diversi razzi teleguidati anticarro lanciati dal movimento sciita libanese Hezbollah dal territorio del Libano sono stati abbattuti dalle forze israeliane, che hanno risposto con colpi di artiglieria.
Finora i combattenti di Hezbollah uccisi negli scontri sono 72. Sul fronte diplomatico, la capitale dell’Arabia Saudita, Riad, ospiterà nel fine settimana i vertici straordinari della Lega araba e dell’Organizzazione per la cooperazione islamica (Oci), entrambi convocati per discutere gli sviluppi della situazione nella Striscia di Gaza. La crisi nell’exclave palestinese, riferisce il ministero degli Esteri saudita, “ha reso necessaria la convocazione di una riunione araba straordinaria e di un vertice islamico per discutere degli sviluppi in corso e delle gravi ripercussioni umanitarie”.
I due appuntamenti potrebbero segnare l’inizio di un impegno diplomatico di più alto profilo da parte del regno saudita, che già alla fine del mese scorso aveva avvertito che “la continuazione di flagranti e ingiustificate violazioni del diritto internazionale contro il fraterno popolo palestinese avrà gravi ripercussioni sulla stabilità della regione”. Lo stesso principe ereditario saudita, Mohammed bin Salman, ha inoltre ribadito la necessità di fermare lo sfollamento forzato dei palestinesi dalla Striscia di Gaza.
Durante la conferenza economica arabo-saudita-africana che si è svolta a Riad, il principe ereditario ha condannato “l’aggressione militare, gli attacchi contro i civili e le violazioni continue del diritto umanitario internazionale da parte delle autorità dell’occupazione israeliana”, ribadendo la necessità di creare le condizioni che garantiscano la pace della regione.