Guerra a Gaza, i leader arabi a Riad per cercare una via di uscita

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 11/11/2023

La capitale dell’Arabia Saudita, Riad, ospiterà nel fine settimana i vertici straordinari della Lega araba e dell’Organizzazione per la cooperazione islamica (Oci), entrambi convocati per discutere gli sviluppi della situazione nella Striscia di Gaza. La crisi nell’exclave palestinese, riferisce il ministero degli Esteri saudita, “ha reso necessaria la convocazione di una riunione araba straordinaria e di un vertice islamico per discutere degli sviluppi in corso e delle gravi ripercussioni umanitarie”. I due appuntamenti potrebbero segnare l’inizio di un impegno diplomatico di più alto profilo da parte del regno saudita, che già alla fine del mese scorso aveva avvertito che “la continuazione di flagranti e ingiustificate violazioni del diritto internazionale contro il fraterno popolo palestinese avrà gravi ripercussioni sulla stabilità della regione”.

L’Arabia Saudita ha anche rinviato a data da destinarsi il quinto vertice arabo-africano, previsto per domenica prossima nella stessa capitale Riad, “in considerazione degli attuali sviluppi a Gaza”. Non vi è una vera e propria unità di visioni sulla questione israelo-palestinese all’interno del mondo arabo. Gli Accordi di Abramo, che hanno segnato la prima normalizzazione delle relazioni tra un Paese arabo ed Israele da quella dell’Egitto nel 1979 e della Giordania nel 1994, sono una delle conferme più evidenti di questa divisione. Gli Emirati Arabi Uniti e il Bahrein hanno normalizzato le proprie relazioni con lo Stato ebraico nel 2020, seguiti da Marocco e Sudan, mentre l’Arabia Saudita ha sospeso i colloqui, fortemente promossi dall’amministrazione del presidente degli Stati Uniti Joe Biden, dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre scorso.

Abu Dhabi, Manama e Riad, che mantengono una stretta cooperazione in materia di sicurezza con Washington, alleato storico dello Stato ebraico, hanno espresso forte preoccupazione perché temono “di essere presi di mira da gruppi filo-iraniani che cercano di vendicarsi di Israele e degli Stati Uniti” per l’offensiva israeliana a Gaza. La riunione della Lega degli Stati arabi di domani è stata organizzata su richiesta dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) e dell’Arabia Saudita per discutere della “continua aggressione israeliana” contro la striscia di Gaza. Il summit affronterà le modalità per “porre fine all’aggressione (israeliana, ndr), sostenere la Palestina e il suo popolo” e per mettere in luce le responsabilità di Israele, ha dichiarato ieri il vice segretario generale della Lega araba, Hossam Zaki.

All’evento parteciperà il presidente siriano, Bashar al Assad, in rappresentanza della Repubblica di Siria che ha riconquistato il suo seggio nella Lega araba lo scorso maggio. Il primo ministro uscente del Libano, Najib Miqati, ha lasciato oggi Beirut per recarsi a Riad e rappresentare il Libano ai due vertici. Per l’Egitto ci sarà il presidente Abdel Fattah al Sisi. La riunione straordinaria dell’Oci è stata invece organizzata su richiesta del re dell’Arabia Saudita, Salman bin Abdulaziz al Saud, con lo scopo di discutere della “brutale aggressione israeliana contro il popolo palestinese”. All’evento è atteso anche il presidente iraniano, Ebrahim Raisi, per il quale si tratta della prima visita ufficiale nel Regno dopo l’accordo per la ripresa delle relazioni diplomatiche bilaterali fra Teheran e Riad, concluso lo scorso 10 marzo a Pechino con la mediazione cinese.

L’Oci, lo scorso 4 novembre, aveva condannato i bombardamenti israeliani su scuole, ospedali e luoghi di rifugio per gli sfollati nella striscia di Gaza, come la scuola di Al Fakhoura, gestita dall’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’impiego dei rifugiati palestinesi (Unrwa). Secondo il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, la riunione dell’Oci, che comprende 57 Stati membri distribuiti su quattro continenti, sarà “cruciale” per gli sforzi diplomatici tesi a stabilire un cessate il fuoco nella striscia di Gaza. Tuttavia, un membro del Comitato centrale del partito sciita libanese filo-iraniano Hezbollah, Nabil Qaouq, ha dichiarato che “il popolo palestinese non scommette sul vertice d’emergenza” dell’Oci convocato a Riad il 12 novembre, ma “sulla strategia della resistenza, i missili, i fucili e le armi dei combattenti della resistenza a Gaza”. Durante il funerale di un combattente di Hezbollah nel sud del Libano ucciso negli scontri con le Forze di difesa di Israele (Idf), Qaouq ha affermato: “Il nemico non teme né il vertice arabo, né quello islamico: teme piuttosto la resistenza a Gaza e in Libano”.

“La resistenza risponderà a qualsiasi attacco ai civili in modo sempre più duro, senza esitazione o ritardo”, ha aggiunto l’esponente del “Partito di Dio”, aggiungendo che “la vittoria a Gaza è una vittoria per la resistenza in Libano e per l’intera regione”. Infine, Qaouq ha definito “una pugnalata al cuore del popolo palestinese” ogni processo di normalizzazione con Israele avviato “da certi Paesi” arabi.