Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 06/01/2024
Israele non assumerà il controllo amministrativo della Striscia di Gaza al termine dell’operazione militare
Israele non assumerà il controllo amministrativo della Striscia di Gaza al termine dell’operazione militare in corso, lanciata il 7 ottobre 2023 dopo l’attacco del movimento islamista palestinese Hamas nello Stato ebraico, e sarà creata una task force multinazionale composta da Stati Uniti, Europa e Paesi arabi moderati che si assuma la responsabilità della riabilitazione economica e infrastrutturale di Gaza. E’ quanto emerso dalle dichiarazioni del ministro della Difesa di Israele, Yoav Gallant, durante un’ispezione al confine con l’enclave palestinese. “Nella Striscia di Gaza vivono i palestinesi, quindi i responsabili (amministrativi) saranno palestinesi, a condizione che non siano ostili allo Stato di Israele”, ha aggiunto. Secondo un’indiscrezione pubblicata il 2 gennaio sull’emittente israeliana “Kan”, nel corso di una riunione a porte chiuse della commissione Esteri e sicurezza del parlamento, Gallant avrebbe dettagliato un piano in diversi punti per lo scenario post bellico. In particolare, dopo la guerra, “Hamas non deve rappresentare una minaccia alla sicurezza e non deve controllare Gaza, mentre Israele manterrà la capacità di operare nella Striscia senza limitazioni”. Nella prima fase, il controllo di Gaza sarà esercitato dai palestinesi non ostili a Israele e vi saranno “comitati locali”.
Infine, per quanto riguarda il valico di Rafah – punto di transito tra l’Egitto e Gaza – “Israele ed Egitto condurranno un’operazione congiunta in collaborazione con gli Stati Uniti per garantire un efficace isolamento del confine tra Gaza e l’Egitto, avvalendosi della tecnologia e del controllo congiunto sull’ingresso delle merci”. In un editoriale del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, pubblicato oggi dal quotidiano, il capo dell’esecutivo scrive: “La pace poggia sui tre pilastri: distruzione, smilitarizzazione e deradicalizzazione”. “La vittoria totale sarà raggiunta quando Hamas sarà distrutto, gli ostaggi saranno rilasciati, Gaza sarà smilitarizzata e la società palestinese inizierà un processo di deradicalizzazione. Questi sono i tre prerequisiti per una possibile pace tra Israele e i suoi vicini palestinesi a Gaza”, aggiunge il premier. Netanyahu precisa che “la discussione sul ‘giorno dopo’ deve iniziare con il ‘giorno dopo Hamas’”. “Hamas, uno dei principali rappresentanti iraniani, deve essere distrutto. Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Germania e molti altri Paesi sostengono l’intenzione di Israele di demolire il gruppo terroristico. Per raggiungere questo obiettivo, le capacità militari di Hamas devono essere smantellate, il suo dominio politico su Gaza deve finire e gli ostaggi devono essere rilasciati”, prosegue Netanyahu.
Nell’editoriale, Netanyahu scrive: “In secondo luogo, Gaza deve essere smilitarizzata. Israele deve garantire che il territorio non venga mai più utilizzato come base per attaccarlo. Tra le altre cose, ciò richiederà la creazione di una zona di sicurezza temporanea sul perimetro di Gaza e di un meccanismo di ispezione al confine tra Gaza e l’Egitto che soddisfi le esigenze di sicurezza di Israele e impedisca il contrabbando di armi nel territorio”. Sul piano politico, per Netanyahu “l’aspettativa che l’Autorità palestinese smilitarizzi Gaza è un sogno irrealizzabile. L’Autorità palestinese attualmente finanzia e glorifica il terrorismo in Cisgiordania ed educa i bambini palestinesi a perseguire la distruzione di Israele. Non sorprende che non abbia mostrato né la capacità né la volontà di smilitarizzare Gaza. Non è riuscito a farlo prima che Hamas lo cacciasse dal territorio nel 2007, e non è riuscito a farlo nei territori oggi sotto il suo controllo. Nel prossimo futuro, Israele dovrà mantenere la massima responsabilità in materia di sicurezza su Gaza”.
In terzo luogo, prosegue Netanyahu, “Gaza dovrà essere deradicalizzata. Le scuole devono insegnare ai bambini ad amare la vita piuttosto che la morte, e gli imam devono smettere di predicare l’assassinio degli ebrei”. “Una volta che Hamas sarà distrutto, Gaza sarà smilitarizzata e la società palestinese inizierà un processo di deradicalizzazione, Gaza potrà essere ricostruita e le prospettive di una pace più ampia in Medio Oriente diventeranno realtà”, conclude il primo ministro. Oggi le Forze di difesa d’Israele (Idf) hanno colpito più di 100 obiettivi attribuiti al movimento islamista palestinese Hamas nella Striscia di Gaza nell’ultimo giorno. Gli attacchi, effettuati dalle forze aeree, navali e terrestri, hanno colpito centri di comando di Hamas, postazioni di lancio, depositi di armi e altre infrastrutture.
Ad Al Bureij, nel centro di Gaza, un aereo da caccia delle Idf ha attaccato un edificio dove si sarebbero recati alcuni membri di Hamas. A Khan Younis, nel sud della Striscia, i riservisti della Brigata Kiryati hanno trovato e distrutto dei lanciarazzi, uccidendo “molti” membri di Hamas durante diversi combattimenti nell’area. Almeno 22.600 persone sono state uccise nei Territori palestinesi dall’inizio dell’operazione militare israeliana in seguito all’attacco del movimento palestinese islamista Hamas nella Striscia di Gaza. Secondo l’ultimo resoconto del ministero della Salute di Gaza, nelle ultime 24 ore sono morte 162 persone, mentre i feriti sono 57.910 dall’inizio del conflitto.
Intanto il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, è giunto a Istanbul, dove incontrerà l’omologo turco, Hakan Fidan. La Turchia è la prima tappa del nuovo viaggio di Blinken in Medio Oriente, che prevede visite anche in Grecia, Israele e Qatar, negli Emirati Arabi Uniti, in Arabia Saudita, in Cisgiordania e in Egitto. Si tratta del quarto viaggio nella regione dall’attacco sferrato lo scorso ottobre contro Israele dal movimento islamista palestinese di Hamas. “Le discussioni saranno incentrate sulla situazione nella Striscia di Gaza, e soprattutto sulla necessità di rafforzare la consegna di aiuti umanitari alla popolazione civile: la situazione è molto difficile”, ha detto il portavoce del dipartimento di Stato Usa, Matthew Miller, aggiungendo che durante i colloqui con le sue controparti Blinken ribadirà la necessità di tutelare i civili durante le operazioni militari di Israele, riducendo al contempo le tensioni in Cisgiordania per evitare una escalation del conflitto sul piano regionale. Particolare attenzione, infine, sarà dedicata agli attacchi delle milizie yemenite filoiraniane Houthi contro le navi commerciali nel Mar Rosso.