Libia: torna il blocco dei pozzi possibile stop anche per l’Eni

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 05/01/2024

Dopo le proteste hanno portato alla chiusura del giacimento di Sharara, vicino alla città meridionale di Ubari, una fonte ufficiale della sicurezza nel giacimento di El Feel (Elephant), situato nel bacino di Murzuq, ha riferito ad “Agenzia Nova” che il sito petrolifero operato dall’Eni è ancora aperto e che la produzione procede regolarmente. La stessa fonte, tuttavia, non ha escluso che i dimostranti possano arrivare al campo petrolifero gestito da Mellitah Oil and Gas, joint venture tra la National Oil Corporation (Noc) ed Eni

L’instabilità politica in Libia torna a incidere negativamente sulla produzione di petrolio del Paese nordafricano membro del Cartello petrolifero Opec+.

Dopo le proteste hanno portato alla chiusura del giacimento di Sharara, vicino alla città meridionale di Ubari, una fonte ufficiale della sicurezza nel giacimento di El Feel (Elephant), situato nel bacino di Murzuq, ha riferito ad “Agenzia Nova” che il sito petrolifero operato dall’Eni è ancora aperto e che la produzione procede regolarmente.

La stessa fonte, tuttavia, non ha escluso che i dimostranti possano arrivare al campo petrolifero gestito da Mellitah Oil and Gas, joint venture tra la National Oil Corporation (Noc) ed Eni. A tal riguardo, l’ufficiale della sicurezza ha precisato che non vi è alcun ordine di impedire o fermare l’ingresso dei manifestanti.

Il sito di El Feel estrae, a regime, circa 70 mila barili di petrolio della qualità Bu Attifel, povera di zolfo e molto facile da raffinare. Nella giornata del 3 gennaio, un membro autorevole della comunità del Fezzan, la regione sud-occidentale della Libia, aveva confermato ad “Agenzia Nova” la chiusura del giacimento petrolifero di Sharara, il più grande del Paese con un output di circa 270 mila barili di greggio al giorno.

La fonte aveva dichiarato che il cosiddetto Fezzan Gathering, un gruppo composto da notabili del Fezzan e alcune istituzioni della società civile di recente costituzione, ha completamente interrotto l’operatività del giacimento petrolifero di Sharara, gestito dalla joint venture Akakus, che riunisce la libica National Oil Corporation, la spagnola Repsol, la francese Total, l’austriaca Omv e la norvegese Statoil.

Il blocco giunge in risposta “all’assenza di una risposta adeguata” da parte del Governo di unità nazionale (Gun) con sede a Tripoli alle richieste avanzate riguardanti la gestione della crisi. Le richieste includono la risoluzione della carenza di carburante nel Fezzan, il completamento della costruzione della Raffineria del sud e altre questioni, come la gestione dell’Ospedale generale di Ubari.

Il notabile sentito da “Nova” aveva affermato che il campo petrolifero di Sharara “non verrà riaperto finché non saranno adottate misure concrete su tali richieste”. Inoltre, la stessa fonte ha confermato che l’Esercito nazionale libico (Lna) del generale Khalifa Haftar “sostiene le nostre richieste”. Vale la pena ricordare che la chiusura dei giacimenti petroliferi è relativamente frequente in Libia e in particolare nel Fezzan.

Si tratta di dinamiche non nuove nella regione sud-occidentale libica ricca di petrolio ma povera di servizi, dove a comandare non è il governo di Tripoli, bensì il clan legato a Haftar e ai suoi figli, in particolare Khaled e Saddam, recentemente promossi da generale di brigata al rango di generale di divisione. Il blocco di Sharara sembra avere dunque una connotazione politica e va inserito nell’ambito dei negoziati portati avanti (non senza difficoltà) dalla Missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia (Unsmil) per portare il Paese nordafricano alle elezioni e porre fine a una fase di transizione che dura da oltre dieci anni.

La produzione di greggio della Libia, pari a circa 1,2 milioni di barili al giorno, equivale a circa l’1 per cento della domanda globale di petrolio. Il paese ha prodotto 1,19 milioni di barili al giorno a novembre, secondo le stime dell’agenzia specializzata “Argus Media”.

La Libia ha chiuso il 2023 con esportazioni petrolifere in aumento dell’8 per cento a dicembre, raggiungendo quota 1,05 milioni di barili al giorno. I carichi verso i mercati principali del Mediterraneo e dell’Europa nord-occidentale della Libia sono aumentati del 2 per cento rispetto a novembre, raggiungendo gli 829.000 barili al giorno del mese scorso, sostenuti da un aumento delle esportazioni verso Italia e Spagna. Sono aumentate anche le esportazioni verso l’Asia-Pacifico, mentre sono diminuite le spedizioni transatlantiche. Se l’interruzione a El Sharara dovesse persistere, “le esportazioni di greggio di qualità Esharara dal terminal di Zawiya previste alla fine di questo gennaio potrebbero essere interrotte”, avverte l’agenzia britannica.