Terrorismo: gli Usa valutano l’uso di droni per arginare il terrorismo

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 05/01/2024

li Stati Uniti intendono schierare droni militari in diverse basi lungo la costa dell’Africa occidentale, nell’ambito di uno sforzo urgente teso ad arginare l’avanzata di al Qaeda e dello Stato Islamico nella regione del Sahel. A riferirlo è il quotidiano “Wall Street Journal”, che cita fonti statunitensi e africane secondo le quali Washington sta attualmente conducendo colloqui preliminari per operare con droni non armati da ricognizione presso basi aeree in Ghana, Costa d’Avorio e Benin, Paesi che si affacciano sull’Oceano Atlantico e che restano relativamente stabili e prosperi, sebbene minacciati – insieme al Togo – dai militanti islamisti che avanzano verso sud da Mali, Burkina Faso e Niger.

Secondo le stesse fonti, i droni consentirebbero alle forze statunitensi di condurre la sorveglianza aerea dei movimenti militanti lungo la costa e fornire consigli tattici alle truppe locali durante le operazioni di combattimento. Lo sforzo di rafforzare la presenza statuntense negli Stati costieri dell’Africa occidentale suggerisce che Washington crede che il Mali e il Burkina Faso – Paesi governati da giunte militari scivolate nell’orbita della Russia, attraverso la presenza del gruppo Wagner – siano così inondati di militanti islamici da essere ormai fuori dalla portata dell’aiuto occidentale, così come il vicino Niger, che fino al colpo di Stato dello scorso 26 luglio era il più fedele alleato degli Usa nella regione, sia ormai inaffidabile. I negoziati in corso, scrive il “Wall Street Journal”, riflettono un ridimensionamento militare da parte degli Stati Uniti. Per anni, forze speciali e droni statunitensi hanno sostenuto gli sforzi francesi e locali per proteggere i Paesi del Sahel che sono ora al centro della più attiva insurrezione jihadista del mondo.

Dal 2017, circa 41 mila persone sono state uccise nella violenza jihadista in Mali, Burkina Faso e Niger. Un’instabilità che ha posto le condizioni affinché la Russia approfondisse i legami politici e militari nella regione. A detta di tutti gli analisti, l’Africa – dalla Somalia al Mozambico, dalla Repubblica democratica del Congo ai già citati Paesi del Sahel – è oggi l’ epicentro globale della violenza islamista. In Africa occidentale, in particolare, i vertici militari statunitensi e africani ritengono che la minaccia più grande provenga dal Gruppo di sostegno all’Islam e ai musulmani (Jnim), un gruppo ombrello di affiliati ad al Qaeda responsabile della maggior parte dei recenti attacchi avvenuti nella regione.

Tra gli Stati costieri, è soprattutto il Benin ad aver finora sopportato il peso maggiore di questi attacchi. Qui i militanti di al Qaeda e dello Stato islamico organizzano frequenti assalti attraverso i parchi nazionali W e Pendjari, vaste aree selvagge situate lungo il poroso confine settentrionale del Paese. Secondo il Centro per gli studi strategici sull’Africa del Pentagono, nei primi nove mesi del 2023, 120 persone sono state uccise in 114 attacchi militanti e altri incidenti violenti in Benin, rispetto ai 72 incidenti nel 2022 e ai cinque nel 2021.

Gli attacchi terroristici nel vicino Togo – tra cui un’imboscata, trappole esplosive e scontri a fuoco tra militanti e forze di sicurezza – hanno invece ucciso 31 persone, tra cui 11 civili, durante i primi 11 mesi del 2023, mentre la Costa d’Avorio ha subito 16 attacchi dal 2020, ma nessuno durante i primi nove mesi del 2023. Quanto al Ghana, non ha ancora subito alcun un attacco armato, ma il governo ha riferito di aver scoperto cellule militanti all’interno del Paese.