ISRAELE: L’OPERAZIONE SU GAZA AVRÀ TRE FASI

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 21/10/2023

La fase finale prevede la “creazione di un nuovo regime di sicurezza nella Striscia di Gaza, la rimozione della responsabilità di Israele – attualmente l’enclave dipende dallo Stato ebraico per risorse idriche, elettriche e di carburante – e la creazione di una nuova realtà di sicurezza per i cittadini di Israele

l ministro della Difesa di Israele, Yoav Gallant, ha illustrato le fasi dell’operazione contro il gruppo armato palestinese nella Striscia di Gaza, durante una riunione della commissione per gli Affari esteri e Difesa. “Il 7 ottobre – giorno dell’attacco di Hamas a Israele – è il giorno che ha dato inizio al processo di distruzione di Hamas”, ha affermato il ministro, che ha delineato tre diverse fasi dell’operazione. La prima prevede “una campagna militare con l’uso di armi da fuoco e poi con manovre tattiche, il cui scopo sarà quello di assassinare gli operativi e danneggiare le infrastrutture” in uso ad Hamas, ha affermato Gallant. Successivamente, i combattimenti proseguiranno “con un’intensità minore”.

La fase finale prevede la “crea- zione di un nuovo regime di sicurezza nella Striscia di Gaza, la rimozione della responsabilità di Israele – attualmente l’enclave dipende dallo Stato ebraico per risorse idriche, elettriche e di carburante – e la creazione di una nuova realtà di sicurezza per i cittadini di Israele”, ha concluso Gallant. L’operazione di terra da parte delle Forze di difesa israeliane (Idf) nella Striscia di Gaza, dopo l’attacco del 7 ottobre da parte del gruppo armato palestinese Hamas, sembra più vicina e a livello geopolitico potrebbe plasmare un nuovo Medio Oriente. Il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, ha detto ieri alle truppe schierate al confine con la Striscia di Gaza che presto arriverà l’ordine di entrare nel territorio controllato da Hamas. “Ora vedete Gaza da lontano, presto la vedrete dall’interno”, ha dichiarato Gallant alle truppe della Brigata Givati, precisando che “l’ordine arriverà”.

L’avvio dell’operazione di terra a Gaza, per il quale si attende l’avvio ufficiale, pone tuttavia una serie di questioni da tenere in considerazione: la presenza della popolazione civile palestinese e quella degli oltre 200 ostaggi israeliani. Nel corso di una videoconferenza organizzata dalla Europe Israele Press Association (Eipa), gli esperti intervenuti si aspettano che l’operazione di terra parta a stretto giro e sottolineano la necessità di agire per decapitare il movimento islamista palestinese Hamas, creando una” zona cuscinetto” tra Israele e Gaza per evitare che riaccada quanto successo due settimane fa. Finora, a 14 giorni dall’attacco di Hamas ci sono stati 1.400 morti in Israele, mentre nei bombardamenti israeliani a Gaza sono morte oltre quattromila persone. “L’operazione di terra è imminente”, ha affermato durante il briefing di Eipa l’ex generale israeliano Yaakov Amidror, indicando che “l’obiettivo è ripulire Gaza da Hamas. Servirà molto tempo e non vogliamo stare a Gaza per l’eternità”.

Ex consigliere della Sicurezza nazionale di Israele, Amidror ha ammesso che “l’obiettivo non è facile da raggiungere”, ma c’è una “buona cooperazione con gli Stati Uniti e le portaerei dispiegate nel Mediterraneo sono un messaggio rivolto all’Iran”. Il “sostegno degli Usa non è solo a parole”, ha aggiunto, spiegando che “Israele sta combattendo la guerra per i valori umani e la modernità contro un sistema barbarico (dell’asse iraniano) che ha il sostegno di Russia e Cina”. L’esperto ha spiegato come il conflitto non sia limitato allo scontro fra Israele e Hamas, ma riguarda anche altri attori internazionali, che pensano a come beneficiare dell’attuale situazione. “A Mosca pensano come (lo scontro Hamas-Israele) possa aiutarli nel rapporto con gli Stati Uniti e come possono spingere l’Iran ad agire per rendere gli Usa più deboli”, ha affermato Amidror, per il quale Mosca e Pechino “sono accomunati dall’obiettivo di mettere in difficoltà gli Usa”. Qualsiasi piano militare dovrà tenere conto anche della presenza degli ostaggi rapiti da Hamas il 7 ottobre e della popolazione civile a Gaza.

“La presenza di 200 ostaggi potrebbe essere usata da Hamas, ma non cambieremo nulla nei nostri piani dell’operazione”, ha affermato al riguardo l’ex generale Amidror, precisando che “non ci sono altre opzioni”. Lo scenario futuro, ipotizzando un successo dell’operazione militare terrestre israeliana, potrebbe vedere la “creazione di una zona cuscinetto tra Gaza e Israele”, ha aggiunto, con una sovranità palestinese a Gaza, ma sotto il controllo militare di Israele. Inoltre, “se avremo successo nel distruggere Hamas, nel far capire che nessuno può agire come lo Stato islamico e che sarà meglio essere alleati degli Stati Uniti – ha affermato Amidror -, sarà chiaro che i valori umani, la modernità e la prosperità sono più importanti di missili e di idee primitive”. Al contrario, ha proseguito Amidror, “se non avremo successo, non so cosa succederà, ma le conseguenze non saranno solo per Israele”. Non ha escluso l’avvio certo di un’operazione militare di Israele a Gaza anche Claude Moniquet, fondatore e presidente dello European Strategic Intelligence and Security Center (Esisc), con sede a Bruxelles. “Non credo che possa esserci qualcosa di diverso di un’operazione militare. Se l’obiettivo è sradicare Hamas, l’unico modo per farlo è andare sul campo. Certamente la leadership di Hamas che vive in Qatar pagherà il prezzo”, ha affermato nel briefing organizzato da Eipa. A queste dichiarazioni hanno fatto eco quelle del generale Jerome Pellistrand, editor in chief della “National Defense Re- view”, secondo cui “Israele deve entrare a Gaza. E’ una situazione difficile, a causa della presenza degli ostaggi”. Pellistrand ha chiarito che “non si tratta di un’occupazione, ma se l’esercito non entra a Gaza sarà un succes- so per Hamas”. Infine, per l’esperto, “Israele può avere grandi opportunità. E’ tempo per gli arabi di smetterla con l’alibi che i problemi arrivano a causa di Israele. E’ un momento chiave non solo per Israele, ma anche per l’Europa”.

Le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno identificato finora 203 ostaggi nelle mani del movimento islamista palestinese Hamas nella Striscia di Gaza, inviandone notifica alle rispettive famiglie. Lo ha annunciato il portavoce delle Idf, Daniel Hagari, precisando che il numero di ostaggi non è definitivo e che ad alcune famiglie è stato comunicato che i militari israeliani “sospettano con un elevato margine di certezza” che i loro cari sono ostaggi di Hamas.