Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 16/11/2023
Un potenziale accordo tra le parti prevederebbe il rilascio di circa 50 ostaggi in cambio di una tregua di tre giorni nella Striscia di Gaza. L’accordo prevederebbe anche il rilascio di donne e bambini palestinesi che si trovano nelle carceri israeliane, secondo le indiscrezioni
Il quarantesimo giorno di guerra tra Israele e il gruppo armato palestinese Hamas è stato contraddistinto dalla presa dell’ospedale Al Shifa, a Gaza City – dove si ritiene che si trovi la leadership di Hamas -, da parte dei militari israeliani, e dalle indiscrezioni relative a un potenziale accordo tra le parti per il rilascio di circa 50 ostaggi in cambio di una tregua di tre giorni nella Striscia di Gaza. L’accordo prevederebbe anche il rilascio di donne e bambini palestinesi che si trovano nelle carceri israeliane, secondo le indiscrezioni. Nelle mani di Hamas e della Jihad islamica ci sono 239 ostaggi tenuti a Gaza, tra cui israeliani, cittadini stranieri e persone con doppia cittadinanza, che sono stati rapiti il 7 ottobre nelle comunità israeliane vicino al confine. Secondo quanto rivela il quotidiano israeliano “Haaretz”, il gabinetto di guerra israeliano ha ricevuto un rapporto sullo stato di avanzamento dei negoziati per il rilascio degli ostaggi detenuti a Gaza. Il progresso nei colloqui richiederebbe probabilmente che la leadership politica israeliana decida su una proposta finale, che richiederebbe l’approvazione dell’intero gabinetto. Martedì sera una fonte ha riferito all’emittente televisiva statunitense “Abc” che una svolta nei colloqui potrebbe avvenire nelle prossime 48-72 ore, ovvero prima del fine settimana. In questo contesto, appare significativa la visita al Cairo del direttore dell’agenzia di sicurezza israeliana Shin Bet, Ronen Bar, per incontrare alti funzionari nel tentativo di portare avanti le trattative sugli ostaggi. Nella giornata di oggi, inoltre, Israele ha dato luce verde per il transito di carburante attraverso il valico di Rafah destinato alle agenzie dell’Onu.
Le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno demolito oggi la sede del parlamento a Gaza City, dove martedì i militari della brigata Golani avevano postato le foto con la bandiera di Israele, dopo aver preso il controllo della struttura. I militari hanno diffuso anche il video del momento dell’esplosione. Nel corso della giornata, si sono attivate le sirene in diverse parti di Israele e ci sono stati scambi con armi da fuoco tra il nord di Israele e il sud del Libano. L’ingresso dei militari israeliani nell’ospedale di Al Shifa, nella Striscia di Gaza, costituisce “un palese crimine di guerra”, e Israele “è pienamente responsabile della vita dei malati e dei feriti, del personale medico e degli operatori sanitari, delle donne e dei bambini civili sfollati”. Lo ha reso noto oggi in una dichiarazione il movimento di liberazione nazionale palestinese Fatah, principale partito dell’organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp). “Il crimine di assaltare il complesso di Al Shifa dopo averlo assediato e di sparare fuoco e missili contro i suoi edifici e dintorni, è una violazione di tutti i valori umani e una palese violazione di tutte le leggi, le carte e gli accordi internazionali”, si legge nel documento.
Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, si è rivolto ai militari a Zikim e ha affermato che “non c’è posto a Gaza che non possiamo raggiungere e non c’è rifugio per gli assassini di Hamas”. Durante una visita presso la base di addestramento del comando del fronte interno delle Forze di difesa israeliane per la brigata di soccorso e istruzione a Zikim, dove si sono svolti alcuni combattimenti lo scorso 7 ottobre che hanno causato sette morti, Netanyahu ha detto: “Qui si è svolta una grande azione”, ha commentato Netanyahu, ringraziando i militari e affermando che Israele “eliminerà Hamas e riporterà indietro gli ostaggi. Sono due missioni sacre”.
Sul piano diplomatico, oltre alle trattative per la liberazione degli ostaggi, si susseguono dichiarazioni relative allo scenario post bellico. In un’interrogazione a risposta immediata alla Camera, il ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, Antonio Tajani, ha detto che un “chiaro sostegno all’Autorità nazionale palestinese quale unico legittimo rappresentante è la pietra angolare del nostro approccio” in Medio Oriente. “Il governo ha continuato a tessere una fitta rete di contatti con i Paesi alleati e con i partner regionali per favorire un’azione diplomatica coordinata ed è fermamente impegnato per la liberazione degli ostaggi senza condizioni”, ha aggiunto. Il titolare della Farnesina ha sottolineato l’importanza di “mantenere contatti con i Paesi arabi per garantire un flusso costante di aiuti, ma anche per preservare la prospettiva politica”. Ricordando le “proposte operative” presentate insieme a Francia e Germania, Tajani ha chiarito: “I terroristi di Hamas non dovranno più controllare Gaza. Dobbiamo avanzare nella riflessione sul giorno dopo e assicurare una prospettiva politica credibile al popolo palestinese, insieme alla sicurezza di Israele”. Il ministro ha poi aggiunto che l’Italia è in prima linea per una soluzione che prevede una missione come Unmik in Kosovo. “Potrebbe trattarsi di un’amministrazione transitoria per preparare il ritorno dell’Anp alla guida di Gaza. Vanno create le condizioni per la ripresa del dialogo politico verso la soluzione dei due Stati”, ha aggiunto, chiarendo che “il governo continuerà a impegnarsi al massimo per favorire una soluzione equa e rispettosa”.
Secondo quanto riferisce l’edizione europea del portale “Politico”, la Germania avrebbe proposto che l’Onu assuma il controllo della Striscia di Gaza al termine del conflitto tra Israele e il movimento islamista palestinese Hamas. Il testo è datato al 21 ottobre, ossia prima che Israele avviasse la seconda fase della sua offensiva nella Striscia di Gaza. L’esecutivo federale afferma di “condividere” l’obiettivo dello Stato ebraico: “Hamas non deve essere mai più nella posizione di poter terrorizzare Israele e i suoi cittadini”. Tuttavia, “è chiaro” che questo scopo è “difficile da raggiungere con mezzi esclusivamente militari”, non in grado di combattere “l’ideologia e il programma radicale” del movimento palestinese. Per il futuro della Striscia di Gaza, la Germania propone diversi scenari: da una nuova occupazione israeliana al controllo da parte di Autorità nazionale palestinese (Anp), Egitto od Onu. In questo caso, Gaza sarebbe soggetta a una “internazionalizzazione sotto l’egida delle Nazioni Unite (e dei partner regionali)” con “una transizione attentamente organizzata” verso l’autoamministrazione palestinese. Il processo dovrebbe svolgersi “idealmente” attraverso le elezioni e “in combinazione con un accordo internazionale, che garantisca la necessaria sicurezza”