La Cina si affaccia sul Mediterraneo prima visita ufficiale in Tunisia

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 16/01/2024

In occasione del 60esimo anniversario dall’instaurazione delle relazioni diplomatiche tra Cina e Tunisia, il ministro degli Esteri di Pechino, Wang Yi, è arrivato ieri sera a Tunisi per una missione diplomatica di tre giorni. “Agenzia Nova” ha raggiunto la professoressa Michela Mercuri, docente di geopolitica del Medio Oriente dell’Università Niccolò Cusano e ricercatrice dell’Osservatorio sul fondamentalismo e il terrorismo di matrice jihadista dell’Università della Calabria, per comprendere la valenza e il significato di questa visita sul piano internazionale in questo particolare momento storico, alla luce della crescente polarizzazione dei vari attori sullo scacchiere geopolitico.

“La visita del ministro degli Esteri cinese in Tunisia rientra in un tour estremamente ampio e importante che va a toccare quei paesi che in questo momento si stanno distaccando dall’Occidente. Ricordiamo che il ministro Wang Yi è andato in Egitto, ed è poi atteso in Togo e Costa d’Avorio”, afferma Mercuri. “L’Unione europea – ricorda la docente italiana – ha raggiunto un memorandum con Tunisi il 16 luglio scorso, garantendo al Paese nordafricano sostegno in termine di finanziamenti, partnership e programmi di formazione congiunta atti a rilanciare la sua economia. Nonostante la Tunisia sia un Paese a rischio default, con un piede verso il baratro, gli aiuti promessi da Bruxelles non sono arrivati.

L’Ue sembra di nuovo aver abbandonato il Paese nordafricano, ad eccezione dell’Italia che ha già fornito una tranche di aiuti di circa 100 milioni di euro”. In secondo luogo, Mercuri ricorda che “la Tunisia è un Paese estremamente corteggiato da molti attori, comprese Cina e Russia. Quella di Wang Yi segue la visita del ministro (degli Esteri della Russia, Sergei) Lavrov dello scorso dicembre, durante la quale la Russia ha promesso a Cartagine una maggiore fornitura di grano, la cui assenza in passato ha scatenato numerosissime proteste tra la popolazione andando ad aggravare ancor più la crisi economica vissuta dal Paese nordafricano”.

Facendo riferimento al conflitto in corso tra Israele e il movimento islamista palestinese Hamas nella Striscia di Gaza, la docente prosegue: “Non dobbiamo poi dimenticarci dell’Algeria, sempre più vicina a Tunisi, che si è schierata apertamente con Hamas e accoglie sul proprio territorio dei leader dell’organizzazione palestinese. L’Algeria ha stretto i propri legami con Tunisi, offrendo 500 milioni di euro che sono certa arriveranno, a differenza di quanto avvenuto con l’Unione europea. Anche l’Arabia Saudita ha garantito al Paese una somma analoga”. Secondo Mercuri, “se l’Italia non sarà in grado di strutturare un’agenda politica per la Tunisia, rischieremo di perderla.

Parlo d’Italia perché in questo momento, considerato il lassismo europeo post 16 luglio, chiamare in causa l’Ue mi sembra anacronistico. Ad ogni modo auspico che Bruxelles si ravveda sull’importanza della Tunisia, non solo per l’Italia, nella gestione dei flussi migratori, ma anche a livello energetico, nonché la sua importanza nel più ampio alveo regionale, considerata la fragile situazione nella vicina Libia, in cui persiste un conflitto tra milizie per la spartizione delle risorse, e la recente postura dell’Algeria”. Sulla possibilità che il ministro Wang e l’omologo tunisino, Nabil Ammar, stringano degli accordi in questi tre giorni, Mercuri ha affermato: “Credo che la Cina non andrà via a mani vuote, è plausibile che vengano firmati protocolli in ambito economico, commerciale e di sostegno alla Tunisia. Ciò che dovremmo notare è che Russia, Cina e Arabia Saudita stanno offrendo aiuti a Tunisi senza condizionalità a differenza dell’Ue. Ed è questo, a mio avviso, il grande vantaggio di questi Paesi che, a differenza di noi europei, non pongono condizioni al di là della semplice alleanza”.