L’Europarlamento alza la voce con Vucic: chiesta l’indagine sul voto di dicembre

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 09/02/2024

ALTA TENSIONE SULLA SERBIA, IL PARLAMENTO VOTA LA RISOLUZIONE

Un messaggio al presidente Aleksandar Vucic, un monito alla Serbia sulle prossime mosse “che dovrà fare”: la risoluzione votata ieri dal Parlamento europeo ha assunto questo significato per gli eurodeputati che si sono espressi a suo favore. Il testo, approvato con 461 sì a fronte di 53 voti contrari e 43 astenuti, esorta la Commissione Ue a “lanciare un’iniziativa” per un’indagine internazionale sull’andamento delle elezioni dello scorso dicembre in Serbia. L’Eurocamera chiede nello specifico l’invio di una missione indipendente formata da “autorevoli esperti giuridici e istituzioni internazionali, (che indaghino) sulle irregolarità nelle elezioni parlamentari, provinciali e locali”, con particolare riferimento alle elezioni per l’Assemblea comunale di Belgrado. Secondo gli eurodeputati le elezioni “non si sono svolte in condizioni giuste”, poiché sarebbe stato registrato un “persistente e sistematico abuso delle istituzioni e dei media” da parte della maggioranza al potere al fine di ottenere un “vantaggio sleale”. Tra le “carenze procedurali” viene sottolineata un’applicazione incoerente delle garanzie di voto e vengono ricordati “i frequenti casi di sovraffollamento, le violazioni della segretezza del voto e i numerosi casi di voto di gruppo”.

I deputati di Strasburgo ricordano poi alle autorità serbe che “il corretto funzionamento delle istituzioni democratiche è al centro del processo di adesione”, e dunque chiedono anche un eventuale congelamento dei fondi erogati dall’Ue se le autorità di Belgrado “non fossero pronte ad attuare le raccomandazioni” o se, peggio, i risultati dell’inchiesta dovessero dimostrare un loro diretto coinvolgimento nei brogli. In conclusione, i parlamentari europei ribadiscono la posizione secondo cui i negoziati di adesione con la Serbia dovrebbero avanzare solo se il Paese farà “progressi significativi” nelle riforme legate all’Ue, compresa la piena attuazione delle raccomandazioni dell’Osce-Odihr e della Commissione di Venezia. Su un punto Belgrado viene invece “graziata”: la risoluzione, nella versione finale giunta in Assemblea, non menziona come invece proposto da alcuni la necessità di aderire alle sanzioni contro la Russia. Il dato segna un “ammorbidimento” parziale rispetto alla bozza iniziale, un ammorbidimento che non riguarda solo il tema delle relazioni con Mosca. Secondo il relatore europeo per la Serbia, Vladiumir Bilcik, il testo rappresenta per molti aspetti “un compromesso” rispetto alle intenzioni dei “falchi” dell’Eurocamera.

La risoluzione richiede un’indagine e questa è la cosa più importante, ora le istituzioni serbe si muovano”, ha sottolineato il deputato. “Penso che le osservazioni critiche contenute nella risoluzione debbano essere intese come una sorta di raccomandazione su ciò che la Serbia deve fare in seguito”, ha osservato ancora Bilcik. Secondo Andreas Schieder, europarlamentare di S&D e membro della missione di osservazione inviata a dicembre dal Parlamento Ue in Serbia, la risoluzione “è un messaggio importante al presidente Aleksandar Vucic e al suo partito Sns al governo, che hanno sistematicamente ignorato gli appelli internazionali ad affrontare le irregolarità elettorali segnalate”. Gioisce l’opposizione, in particolare quella di centrosinistra raccolta nella coalizione “La Serbia contro la violenza”. I suoi rappresentati hanno persino organizzato un panel a Strasburgo subito prima della votazione odierna, per “spiegare” le ragioni che rendono “indispensabile” un’indagine indipendente sull’ultimo processo elettorale.

Al termine della votazione, l’esponente della coalizione Marinika Tepic ha dichiarato ai giornalisti che, con questa risoluzione, il Parlamento europeo per la prima volta ha separato il presidente Aleksandar Vucic “dallo Stato e dai suoi cittadini”. “Vucic non è la Serbia. In Serbia ci sono cittadini, media ed elezioni che devono essere libere”, ha sottolineato Tepic. Il presidente del partito Libertà e giustizia (Ssp), Dragan Djilas, ha invitato la televisione serba di Stato a pubblicare il testo completo della risoluzione e a organizzare un dibattito politico sul tema perché “i cittadini hanno il diritto di sapere cosa pensa l’Ue”. Piuttosto fredda, invece, è apparsa la reazione della coalizione di maggioranza. Il presidente della Repubblica, Aleksandar Vucic, pur chiamato in causa innumerevoli volte da deputati nazionali ed europei non ha rilasciato alcun commento. La premier Ana Brnabic si è limitata ad esprimere la propria posizione con poche righe su X. “Le risoluzioni vanno e vengono, questa non è la prima e non sarà l’ultima. Ma sarà ricordato per sempre che in Serbia c’erano partiti politici e persone che cercavano di abolire la sovranità del proprio Paese”, ha scritto Brnabic.