Libia: fonti “Nova”, distrutto un aereo da trasporto russo nella base di Jufrah

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 18/12/2023

Un bombardamento o un drone suicida degli Stati Uniti potrebbe essere dietro alla distruzione, avvenuta mercoledì 12 dicembre. Il velivolo trasportava dispositivi jamming (congegni elettronici ideati per disturbare i ricevitori nemici) per il nuovo Corpo militare russo in fase di formazione in Africa

Un bombardamento o un drone suicida degli Stati Uniti potrebbe essere dietro alla distruzione, avvenuta mercoledì 12 dicembre, di un aereo da trasporto militare, probabilmente un Ilyushin 76, atterrato alla base aerea dell’Esercito nazionale libico (Enl) di Jufrah, nella Libia centrale, provenendo dalla base russa di Latakia, in Siria. Lo ha riferito una fonte libica ad “Agenzia Nova”, precisando che l’aereo militare trasportava dispositivi jamming (congegni elettronici ideati per disturbare i ricevitori nemici) per il nuovo Corpo militare russo in fase di formazione in Africa. Il carico era destinato in parte alla Libia e in parte al Sudan attraverso la base di Umm al Jaras, in Ciad. Giovedì, un’altra fonte libica aveva parlato di altro attacco avvenuto il 7 dicembre alle 02:37 del mattino: anche in quel caso sarebbe stato distrutto un aereo, ma non è ancora chiaro il tipo di velivolo.

La stessa fonte aggiunge che un altro raid ha avuto luogo sempre il 7 dicembre, poco dopo il primo attacco, vicino la località di Zillah, circa 200 chilometri a est di Jufrah, vicino ai giacimenti della cosiddetta Mezzaluna petrolifera libica. Intanto, le forze del generale libico e comandante in capo dell’Enl Khalifa Haftar – in particolare la Brigata Tariq bin Ziyad – hanno intensificato le attività a Sirte, dove si è recentemente tenuta un‘esercitazione per aumentare lo stato di pron- Il Mondo che cambia tezza militare. Nell’estremo ovest del Paese, invece, il Consiglio municipale di Ghadames, cittàoasi al confine con l’Algeria, ha chiesto alla Camera dei rappresentanti, il parlamento libico che si riunisce nell’est del Paese, di intervenire “per riportare la sicurezza” nella località libica.

In una dichiarazione video, il sindaco Qasim al Manea ha chiesto di tenere la città “lontana dai conflitti regionali, politici o di sicurezza”, intimando alle formazioni armate affiliate al Governo di unità nazionale (Gun) del premier Abdulhamid Dabaiba di “lasciare la città”. La località di Ghadames, tra le più antiche della Libia, situata circa 560 chilometri a sud-ovest di Tripoli e non distante dai giacimenti di gas di Al Wafa, cogestiti da Eni e rilevanti per l’Italia, è stata teatro di violenti scontri tra milizie provenienti da fuori città. Secondo quanto appreso da “Agenzia Nova”, la causa del conflitto era il controllo del valico di Dabdab tra Libia e Algeria, la cui riapertura prevista due giorni fa è stata rimandata per non meglio precisati motivi di sicurezza dalla parte algerine. Fonti libiche riferiscono a “Nova” che il premier di Tripoli.


Dabaiba starebbe cercando di accerchiare le municipalità dell’ovest in qualche modo connesse al generale Haftar, l’uomo forte della Cirenaica che si avvale dei mercenari del gruppo russo Wagner. Nei giorni scorsi, un portavoce del dipartimento di Stato Usa ha dichiarato a “Nova” che i mercenari russi rappresentano un elemento “dannoso e deleterio” in Libia. Il portavoce del dipartimento di Stato ha affermato che il gruppo Wagner “ha destabilizzato la Libia”, utilizzandola come piattaforma per organizzare le sue attività nella regione. A questo proposito, il portavoce ha ricordato che nel 2020, come riportato anche dal Comando degli Stati Uniti per l’Africa, i mercenari russi hanno piazzato centinaia di mine durante il ritiro da Tripoli: gli ordigni hanno portato alla morte di oltre 300 persone tra il maggio del 2020 e il marzo del 2022.

“Il gruppo Wagner ha anche ostacolato il processo elettorale nel 2021, e non ha alcun interesse ad una soluzione politica al conflitto libico”, ha spiegato, aggiungendo che i mercenari russi devono “lasciare immediatamente” il Paese e rispettare la volontà del popolo della Libia, come dovrebbero fare tutte le altre forze straniere attive nel Paese. “Dalla caduta di Gheddafi, organizzazioni paramilitari e mercenari hanno tentato di colmare il vuoto di potere che si è venuto a creare, e il coinvolgimento delle forze russe ne è la dimostrazione: la loro presenza mette a rischio l’indipendenza del Paese”, ha continuato, sottolineando che il generale Haftar “non dovrebbe fare affidamento su Putin: nessuno dovrebbe”. L’obiettivo degli Stati Uniti in Libia, ha spiegato, è arrivare a un Paese “sovrano, stabile, unito e sicuro, che possa controllare i propri affari: elezioni libere e trasparenti rappresentano l’unica via per creare un governo nazionale in grado di garantire la sicurezza”.