MEDIO ORIENTE, NUOVA MEDIAZIONE PER IL RILASCIO DEGLI OSTAGGI

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 27/01/2024

Nell’enclave palestinese 26 mila morti. Mar Rosso: tensione infinita

Proseguono le operazioni militari israeliane nella Striscia di Gaza contro i miliziani del gruppo islamista palestinese Hamas, in conseguenza dell’attacco in Israele del 7 ottobre 2023, in cui sono morte 1.200 persone. Nell’enclave palestinese, a 107 giorni dall’inizio del conflitto, sono state uccise 26 mila persone, tra cui civili e combattenti armati. Se da un lato il governo israeliano ribadisce che l’offensiva proseguirà finché non sarà sconfitto Hamas, l’opinione pubblica israeliana chiede il rilascio dei 136 ostaggi tuttora presenti a Gaza. Nelle ultime ore, sembra vicina una nuova fase di mediazione per riavviare i colloqui tra le parti, dopo un primo rilascio di ostaggi in cambio di prigionieri palestinesi a novembre scorso.

Secondo quanto riferito da fonti anonime al “Washington Post”, il direttore della Cia, William Burns, si recherà in Europa nei prossimi giorni, per incontrare gli omologhi di Israele ed Egitto, David Barnea e Abbas Kamel, oltre al primo ministro del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim Al Thani. La Casa Bianca avrebbe organizzato il viaggio per accelerare il raggiungimento di un accordo tra Israele e Hamas per un cessate il fuoco e il rilascio di tutti gli ostaggi che ancora non sono stati liberati nella Striscia di Gaza. Il coinvolgimento di Burns arriva dopo che il coordinatore della presidenza Usa per il Medio Oriente, Brett McGurk, si è recato nei giorni scorsi in Qatar e in Egitto, per lo stesso motivo. Una recente proposta approvata da gabinetto di guerra israeliano include un cessate il fuoco fino a 60 giorni, per consentire il rilascio di oltre 100 ostaggi che sono ancora nellemani di Hamas. Nonostante il rifiuto iniziale del movimento islamista palestinese, le fonti hanno precisato che le trattative sono ancora in corso.

Non è chiaro al momento come possa sbloccarsi il fascicolo ostaggi. Il rappresentante del movimento islamista palestinese Hamas in Libano, Ahmed Abdel Hadi, ha dichiarato che “non ci saranno negoziati con Israele prima della cessazione della guerra”. “Le proposte israeliane non soddisfano le nostre richieste fondamentali di arrivare a un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e al ritiro dell’esercito israeliano”, ha dichiarato Abdel Hadi, aggiungendo che “siamo pronti a riavviare i negoziati per lo scambio di ostaggi se la proposta sarà accolta in maniera completa”. Oggi, Hamas ha pubblicato un video che mostra tre dei 136 ostaggi che si trovano nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre 2023. Secondo quanto riferiscono i media locali, nel video compaiono tre donne: Karina Ariev, 19 anni, e Daniela Gilboa, 19 anni, entrambe rapite da una base militare a Nahal Oz, e Doron Steinbrecher, 31 anni, rapita dalla sua casa nel kibbutz di Kfar Aza. Il video sembrerebbe essere stato registrato cinque giorni fa, domenica 21 gennaio, perché affermano di trovarsi a Gaza “da 107 giorni”. Tuttavia, non è possibile verificare l’attendibilità di queste informazioni.

A fine novembre, con la mediazione di Egitto, Qatar e Stati Uniti, Israele e Hamas hanno raggiunto un accordo di tregua temporanea, durante la quale sono stati liberati circa 130 ostaggi e circa 300 prigionieri palestinesi. Al momento, dopo la ripresa delle ostilità, sembrerebbe esserci un nuovo tentativo di mediazione per la liberazione degli altri ostaggi. Nella giornata in cui, poi, la Corte internazionale di giustizia dell’Aia ha invitato Israele a non compiere atti di genocidio, pur senza chiedere la cessazione delle ostilità, il portale d’informazione statunitense “Axios”, citando fonti vicine alla Casa Bianca, ha rivelato che il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha fatto pressioni la scorsa settimana sul premier d’Israele, Benjamin Netanyahu, perché riduca d’intensità le operazioni militari nella Striscia di Gaza, mettendo in chiaro che non accetterà che il conflitto si prolunghi per un anno. La richiesta di Biden, esplicitata durante una conversazione telefonica avvenuta venerdì 19 gennaio, riflette la crescente preoccupazione dell’amministrazione Usa per il protrarsi della guerra in Medio Oriente e il desiderio del presidente di porvi fine ben prima delle elezioni presidenziali che si terranno negli Stati Uniti il prossimo 5 novembre.

Il timore del capo della Casa Bianca è che il prolungarsi delle operazioni militari israeliane a Gaza gli alieni il sostegno degli elettori più giovani, la maggior parte dei quali è critica verso l’approccio al conflitto dell’amministrazione. La telefonata è durata 40 minuti, con in agenda un confronto sulla strategia militare israeliana. Il giorno prima Netanyahu aveva fatto sapere che la guerra continuerà “per molti mesi”. Biden, secondo le fonti, ha detto al suo interlocutore di non comprendere quale sia l’obiettivo finale dello Stato ebraico nella Striscia di Gaza. Il premier israeliano ha affermato che nel nord dell’exclave palestinese è in corso una “transizione” verso “un conflitto a bassa intensità” che avverrà anche nel sud. Tuttavia, ha aggiunto, Israele ha bisogno di più tempo rispetto a quanto inizialmente preventivato. Netayahu ha anche sottolineato che, se le Forze di difesa israeliane (Idf) lasciassero Gaza ora, Hamas tornerebbe nella Striscia.

Nel corso della telefonata, sempre stando alle fonti di “Axios”, Biden ha anche formulato tre richieste a Netanyahu. La prima è di consentire a una missione delle Nazioni Unite di valutare le condizioni di sicurezza nel nord della Striscia in vista del futuro ritorno dei civili palestinesi. Il presidente statunitense ha quindi proposto che Israele faciliti la consegna di farina a Gaza attraverso il porto di Ashdod e che favorisca la distribuzione di aiuti alimentari dalla Giordania attraverso il punto di frontiera di Kerem Shalom. Netanyahu ha acconsentito a tutte e tre le richieste, non è chiaro in quali tempi.

Infine, uno spazio significativo ha avuto la questione della liberazione degli oltre 130 ostaggi ancora nelle mani di Hamas. Secondo gli Stati Uniti, uno scambio di prigionieri tra israeliani e palestinesi sarebbe il modo più facile anche per arrivare a un cessate il fuoco a Gaza. Per questo la Casa Bianca ha recentemente inviato nella regione il suo rappresentante per il Medio Oriente, Brett McGurk, che ha partecipato ai colloqui sulla liberazione degli ostaggi in Egitto e in Qatar. La telefonata del 19 gennaio è stata la prima tra Biden e Netanyahu da quasi un mese a questa parte. La precedente risale allo scorso 23 dicembre, quando – sempre secondo “Axios” – Biden ha praticamente riattaccato improvvisamente il telefono perché irritato da Netanyahu. Nei primi due mesi dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre, invece, i due leader si erano sentiti quasi quotidianamente.

Tiene banco anche l’ipotesi della creazione di una zona cuscinetto tra Israele e Gaza. Hussein al Sheikh, segretario generale dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp), ha condannato il presunto piano di Israele di creare una zona cuscinetto all’interno della Striscia di Gaza.