Papanastasiou: Cipro può diventare fornitore di gas naturale per l’Italia

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 27/10/2023

Cipro potrebbe diventare per l’Italia fornitore di gas naturale. Lo ha detto in un’intervista ad “Agenzia Nova” il ministro dell’Energia, del Commercio e dell’Industria della Repubblica di Cipro, George Papanastasiou, in occasione di una visita istituzionale in Italia. Tra il 24 e il 25 ottobre, il ministro ha partecipato alla conferenza Omc Med Energy a Ravenna e ha incontrato il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, nonché l’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi. Come sottolineato da Papanastasiou, la multinazionale italiana riveste un ruolo particolarmente attivo nella Zona economica esclusiva (Zee) di Cipro. “Dei dieci blocchi autorizzati che abbiamo, sette sono stati concessi a Eni con i suoi partner, come Total Energies, e in cinque di questi Eni è l’operatore.

L’Eni sta quindi svolgendo un ruolo importante nell’esplorazione del gas nella nostra Zee”, ha detto il ministro cipriota, sottolineando che la multinazionale italiana ha avuto successo in particolare su tre pozzi situati all’estremo sud, denominati Kronos, Zeus e Calypso. “Nelle prossime settimane verrà effettuata una valutazione nell’area di Kronos. Se le quantità di gas che sono state originariamente individuate saranno confermate, sarà una scoperta significativa per Eni e ovviamente anche per Cipro”, ha sottolineato Papanastasiou. “Di questo ne ho parlato con Descalzi. La via più vicina per il giacimento è quella per Zhor, una scoperta di Eni nella Zee dell’Egitto, connessa alle condutture sottomarine. Il prodotto di Kronos potrebbe quindi essere destinato verso l’Egitto per la liquefazione ed esportazione. Nel quadro di uno sviluppo simile, Cipro potrebbe diventare un importante fornitore di gas liquefatto dell’Italia attraverso il sistema di approvvigionamento Eni”, ha spiegato il ministro. “Sappiamo che l’Italia ha cinque unità di rigassificazione: significa che quando ottiene il gas naturale liquefatto lo rigassifica e lo immette poi nel sistema energetico. Quindi è ben preparata, dal punto di vista delle infrastrutture, per ricevere quantità di gas liquefatto sia da Cipro che da qualsiasi altro Paese”, ha detto Papanastasiou. Il ministro cipriota ha evidenziato che le recenti crisi nell’Europa orientale e in Medio Oriente, provocate prima dalla guerra in Ucraina e poi dal conflitto tra Israele e Hamas, hanno creato “molta instabilità nei mercati energetici”. In questa situazione, Papanastasiou si è detto convinto del fatto che la regione del Mediterraneo orientale possa rappresentare una “potenziale alternativa” ai fini della diversificazione delle forniture.

A seguito della sospensione delle importazioni di gas dalla Russia, ha osservato il ministro, “l’Europa ha iniziato ad acquistare quantità considerevoli di gas naturale dagli Stati Uniti”, e per quanto riguarda in particolare l’Europa meridionale “la maggior parte delle forniture proviene dal Nord Africa, da Paesi come Algeria e Libia”. “Se la guerra dovesse persistere, avrà sicuramente un impatto sui prezzi dell’energia”, ha detto Papanastasiou, precisando che non si possono escludere nemmeno possibili conseguenze su progetti attualmente in fase di sviluppo. Come esempio, il ministro cipriota ha citato l’interconnessione elettrica EuroAsia Interconnector, che prevede un collegamento tra Israele, Cipro e Creta attraverso un cavo sottomarino. “Creta è già collegata con la Grecia continentale, e questa è a sua volta collegata con l’Europa. Quindi il progetto porrà fine all’isolamento di Cipro, perché è un’isola. Non abbiamo alcuna interconnessione, né abbiamo alcun gasdotto collegato, si tratta di avere sicurezza nell’approvvigionamento. Quindi l’interconnessione EuroAsia è sicuramente un progetto molto importante per noi, come lo è per ragioni diverse per Israele, ha affermato il ministro cipriota. Tuttavia, secondo Papanastasiou, “finché durerà la guerra, la priorità di Israele non sarà sicuramente l’interconnessione elettrica”.


Il progetto relativo all’interconnessione EuroAsia, ha sottolineato il ministro dell’Energia di Cipro , consentirebbe a Cipro di esportare l’elettricità che ha in eccesso. “Ad oggi, grazie anche alla transizione verde con gli impianti fotovoltaici ed eolici, abbiamo elettricità in abbondanza. La produzione convenzionale da combustibili fossili è di circa 1200 megawatt, mentre quella derivante dalle rinnovabili sfiora i 750 megawatt. Abbiamo sviluppato una produzione di energia piuttosto consistente dal solare e dall’eolico. Quindi l’interconnessione è molto importante, perché non tutto il consumo avviene a Cipro. E quando si ha energia in eccesso, questa deve essere trasferita da qualche parte”, ha detto Papanastasiou. In merito ai dettagli tecnici relativi al cavo sottomarino dell’EuroAsia, il ministro ha spiegato che da Cipro a Creta misurerà 1.200 chilometri. “Sarà collocato in determinati punti a una profondità di tre chilometri. Costerà 1,9 miliardi di euro. Si tratta di un progetto di interesse comune, sostenuto dalla Commissione europea. E riceve circa 750 milioni di euro. Nei prossimi mesi inviteremo potenziali investitori per lo sviluppo di questa interconnessione elettrica”, ha affermato Papanastasiou, aggiungendo che un altro progetto della stessa natura, seppur “meno maturo”, è al centro di negoziati con l’Egitto. La Commissione europea, ha precisato il ministro cipriota, sostiene anche l’Eastern Mediterranean Pipeline Project attraverso il fondo del Connecting Europe Facility (Cef). Si tratta di un progetto relativo alla costruzione di un gasdotto di circa 1800 chilometri per collegare Cipro a Italia e Israele attraverso la Grecia.

“Su questo c’è ad oggi ancora parecchio lavoro da fare”, ha detto Papanastasiou. Nel frattempo, il governo cipriota continuerà a favorire lo sviluppo delle fasi di esplorazione del gas, senza dimenticare il percorso legato alla transizione verde. “Cipro è uno Stato membro europeo, esattamente come lo è l’Italia. Gli obiettivi che abbiamo per la transizione verde sono molto simili a quelli italiani. Entro il 2050 dobbiamo eliminare le emissioni di CO2, ma entro il 2030 dobbiamo avvicinarci alla neutralità delle emissioni. Abbiamo dei piani per avvicinarci il più possibile al 50 per cento di energie rinnovabili entro il 2030 e ad oggi non siamo lontani da questo obiettivo”, ha spiegato Papanastasiou. Le priorità dell’esecutivo nell’ambito energetico, ha concluso il ministro, restano quindi la transizione energetica per il raggiungimento degli standard comunitari e lo sfruttamento del gas nella Zona economica esclusiva dell’isola, con i progetti ad esso legati.