Serbia, Miscevic: «L’Italia da sempre sostiene il nostro percorso nell’Ue»

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 13/01/2024

La visita a Roma del ministro per l’Integrazione europea di Belgrado conferma un rapporto di particolare vicinanza tra i due Paesi

La visita a Roma della ministra per l’Integrazione europea di Belgrado, Tanja Miscevic, conferma un rapporto di particolare vicinanza tra Italia e Serbia, anche nell’ottica di un sostegno del percorso di adesione all’Ue del Paese balcanico. E’ questo il concetto più volte ribadito dalla stessa ministra in un’intervista ad “Agenzia Nova”, realizzata subito dopo l’incontro a Palazzo Chigi con il ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto. “Abbiamo cominciato a discutere dell’ipotesi di un mio arrivo a Roma fin dalla formazione dei due governi (italiano e serbo). Lo scorso anno mi sono però dedicata alla comunicazione con quegli Stati che sono molto meno inclini alla prospettiva di un’adesione della Serbia all’Ue.

Ho quindi lasciato alla fine i Paesi che senza alcun dubbio forniscono un enorme sostegno al cammino europeodella Serbia, allo sviluppo del Paese e delle sue riforme”, ha detto Miscevic ricordando che anche dal punto di vista dello scambio commerciale l’Italia è uno dei tre partner più importanti, mentre si colloca al secondo posto dal punto di vista degli investimenti condotti nel Paese balcanico. “Poi è arrivato l’invito del ministro Fitto, ed ecco che ho deciso di effettuare la mia prima visita di quest’anno proprio in Italia”, ha proseguito la ministra. Con Fitto sono stati discussi i temi relativi al percorso europeo della Serbia, dalle questioni che riguardano nel concreto le riforme sui diritti civili agli impegni assunti nell’ambito del dialogo Belgrado-Pristina.

Il terzo tema affrontato è stato “quello che si è aperto con la guerra in Ucraina”, ha precisato ancora Miscevic, ovvero quello sull’allineamento della politica estera e di sicurezza a quella dell’Unione europea. Nel corso della permanenza a Roma la ministra per l’Integrazione Ue ha tenuto anche alcuni incontri alla Farnesina con il vicesegretario generale Carlo Lo Cascio, già ambasciatore d’Italia a Belgrado, con il direttore generale per l’Europa Nicola Verola ed infine con il direttore generale per la Cooperazione allo sviluppo, Stefano Gatti. “Una frase che penso di poter riferire (dei colloqui avuti) è: ‘Aiutateci ad aiutarvi’. E questo significa: quante più informazioni possiamo fornire a Roma di ciò che facciamo a casa, tanto meglio.

E’ la dimostrazione di una sincera voglia di porgere aiuto: se il governo italiano cerca di avere il maggior numero di informazioni a disposizione, significa che utilizzerà quelle informazioni per spiegare la posizione della Serbia nelle occasioni in cui noi non possiamo farlo direttamente, ad esempio in formati come il Consiglio o il Parlamento europeo dove l’Italia ha un proprio rappresentante in qualità di Stato membro. Questa è davvero la cosa più importante che si può avere nei rapporti bilaterali con un Paese dell’Ue”, ha osservato Miscevic. Con l’Italia è in essere anche uno stretto rapporto di cooperazione bilaterale, a cominciare da quella tra i vari organismi istituzionali.

A questo proposito Miscevic ha voluto ricordare la collaborazione, che dura ormai da anni, fra le rispettive agenzie anticorruzione. “Non è importante solo il denaro per portare avanti dei progetti, ma lo è anche la trasmissione del sapere, del know how. Noi ci troviamo ad un livello del processo di integrazione che richiede la produzione di risultati, e non è neppure sufficiente avere leggi o istituzioni: queste ultime devono avere persone capaci al loro interno, e da questo punto di vista possiamo imparare molto dall’esperienza italiana”, ha osservato la ministra. Un altro elemento importante nella cooperazione Italia-Serbia è rappresentato dal Protocollo Antonione, un programma siglato nel 2001 e che prevede progetti congiunti in cinque settori: energia, istruzione, agricoltura, ambiente e sanità.

“Devono essere spesi ancora circa 9 milioni (di euro) e attualmente sono in fase preparatoria 19 progetti, mentre quattro stanno entrando nella fase di attuazione”, ha precisato la ministra. Riguardo al percorso di integrazione europea della Serbia, Miscevic ha ricordato che il 2023 ha segnato i vent’anni dal momento in cui è stata data la prospettiva di adesione alla regione dei Balcani occidentali con l’Agenda di Salonicco, in occasione del vertice europeo sotto la presidenza di turno greca. Bruxelles confermava allora il suo progetto di integrazione mettendo ufficialmente per iscritto “che il futuro dei Balcani è nell’Unione europea”. “Dopo vent’anni, molto (di quanto previsto dall’Agenda) è stato fatto.

Abbiamo alcuni settori che sono già pienamente allineati con gli standard dell’Ue”, ha osservato Miscevic menzionando come esempio le materie della tutela della concorrenza, della proprietà intellettuale e dei servizi finanziari. L’attenzione è posta adesso sull’avanzamento nei capitoli che riguardano i diritti civili. “Si tratta di grandi aree, che prevedono la riforma di grandi sistemi come quello giudiziario e quello amministrativo, dove lavorano decine di migliaia di persone. Si tratta di processi di riforma che in realtà non finiscono mai. Anche l’Italia, in ogni fase del proprio sviluppo, deve sicuramente impegnarsi in qualche riforma dell’apparato giudiziario, perché ogni novità richiede un adeguamento, come ad esempio nel caso del nuovo tema del cyberspazio e della conseguente tutela dei cittadini su questo fronte”, ha spiegato la ministra.

Le riforme in campo civile e giudiziario riguardano per Miscevic i settori “più importanti” non solo per le autorità di governo che devono condurre il processo negoziale con l’Ue, ma anche e soprattutto per gli stessi cittadini, “perché l’apparato giudiziario esiste per difendere i miei diritti, indipendentemente da chi sono, cosa faccio e dove mi trovo”. Anche da questo punto di vista, secondo la ministra, sono stati fatti molti passi avanti in Serbia, a cominciare dalla convocazione del referendum sugli emendamenti alla Costituzione per una maggiore indipendenza della magistratura fino al concepimento di un pacchetto legislativo per il settore dell’informazione.

“Il nostro piano per quest’anno è di andare avanti con l’attuazione del pacchetto sui media, un tema molto importante per la tutela del pluralismo e degli stessi mezzi d’informazione. Abbiamo preparato il terreno per nuove leggi e per la loro messa in pratica”, ha precisato Miscevic. Il dialogo per la normalizzazione dei rapporti tra Belgrado e Pristina resta però un punto centrale per il processo di adesione della Serbia, così come il capitolo 35 dei negoziati di adesione, dedicato allo stesso tema. Su questo la ministra Miscevic precisa innanzitutto che “i negoziati per l’adesione non sono i negoziati con Pristina”, bensì due processi che vengono portati avanti in parallelo.

“Nel processo negoziale di adesione (della Serbia all’Ue) si osserva cosa è stato attuato nell’ambito di quel dialogo e si valuta quello che ha fatto la Serbia. I nuovi sviluppi mostrano che Belgrado è davvero molto costruttiva. Sono state riconosciute le targhe e i timbri (del Kosovo), la comunità serba è stata chiamata a partecipare alle elezioni che Pristina deve organizzare, la Lista Serba (forza rappresentativa dei serbi del Kosovo) ha fatto sapere che parteciperà a quelle elezioni”, ha ricordato Miscevic. “La Serbia è disposta a proseguire il dialogo e mantiene una posizione costruttiva, come tutti d’altronde riconoscono. Noi ci aspettiamo una continuazione dei colloqui, ma esprimiamo sempre chiaramente quali sono le nostre linee rosse.

Per noi si tratta di un dialogo sulla vita delle persone, una vita che deve essere ‘normale’, non sullo status del Kosovo. Questa è la cosa più importante, ovvero che le persone possano vivere in modo pacifico e sicuro là dove vivono, che non debbano fuggire né mettere al riparo i propri figli nascondendoli”, ha dichiarato la ministra per l’Integrazione europea. Miscevic ha infine sottolineato l’importanza di un approccio inclusivo per temi importanti come quelli toccati dai negoziati con l’Europa, che implicano una trasformazione dell’intera società. “L’anno scorso il governo e la maggioranza parlamentare hanno dimostrato una grande comprensione per il percorso di integrazione europea. Purtroppo forse non siamo riusciti a comunicare bene con tutti. Tutte le leggi che abbiamo approvato facevano parte degli obblighi previsti nell’ambito del processo di adesione. I testi sono passati in Parlamento ma non con il sostegno dell’opposizione. Il compito del nuovo governo sarà quello di includere in questo cammino tutti coloro che si pronunciano a favore di un futuro europeo”, ha osservato la ministra.