Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 03/02/2024
L’andamento economico positivo è stato accompagnato da un parallelo innalzamento delle tensioni politiche. La riconferma al governo di Pedro Sanchez grazie agli accordi sottoscritti con i partiti indipendentisti catalani, baschi e galiziani ha generato uno scontro senza precedenti nella storia democratica spagnola, con massicce proteste di piazza organizzate dal Partito popolare (Pp) in tutto il Paese
Se la politica spagnola sembra vivere nel caos istituzionale e nella polarizzazione crescente tra i partiti di maggioranza e opposizione, i dati economici del Paese iberico mostrano, al contrario, segnali incoraggianti. In attesa del dato definitivo, infatti, il Pil spagnolo nel 2023 è cresciuto del 2,5 per cento, lo 0,1 per cento in più rispetto alle previsioni del governo. La crescita economica dello scorso anno – dopo il 5,8 per cento del 2022 e il 6,4 per cento del 2021 – è l’esito della ripresa della domanda interna, che ha contribuito per l’1,7 per cento, e della domanda esterna, che ha contribuito per lo 0,8 per cento. Secondo le nuove previsioni del Fondo monetario internazionale (Fmi) per il 2024, l’economia spagnola crescerà dell’1,5 per cento, due decimi di punto in meno rispetto a quanto calcolato a ottobre.
Tuttavia, in un contesto internazionale difficile, il Pil di Madrid potrebbe essere quello che crescerà di più Il Mondo che cambia tra i grandi Paesi dell’Unione europea. Lo scorso anno la Spagna ha osservato dati confortanti anche sul fronte dell’occupazione, con la creazione di 783 mila posti di lavoro, quasi il triplo rispetto al 2022, e gli occupati che si attestano a 21.246.900. Allo stesso modo, la disoccupazione è diminuita di 193.400 unità nell’ultimo anno (-6,4 per cento). Il primo mese del 2024, al contrario, si è aperto con una crescita della disoccupazione (+60.404 unità) dopo la fine del periodo natalizio. L’incremento è però inferiore a quello registrato nello stesso mese del 2023, quando la disoccupazione era aumentata di 70.744 unità.
L’andamento positivo dell’economia è stato accompagnato da un parallelo innalzamento delle tensioni politiche. La riconferma al governo di Pedro Sanchez grazie agli accordi sottoscritti con i partiti indipendentisti catalani, baschi e galiziani ha generato uno scontro senza precedenti nella storia democratica spagnola, con massicce proteste di piazza organizzate dal Partito popolare (Pp) in tutto il Paese. A tenere banco negli ultimi mesi è stata, in particolare, la procedura di approvazione di una legge di amnistia per i leader indipendentisti catalani coinvolti nel processo di indizione del referendum illegale del 2017.
Si tratta di uno dei punti chiave dell’intesa raggiunta tra l’esecutivo, Uniti per la Catalogna (JxCat) e Sinistra repubblicana di Catalogna (Erc). La sua approvazione sembrava una pura formalità dopo che il governo e JxCat avevano concordato una modifica del testo originario che consentiva di scagionare le persone accusate di terrorismo, purché non ci fosse “l’intenzione diretta di provocare gravi violazioni dei diritti umani”. Il 30 gennaio scorso, tuttavia, la formazione di Carles Puigdemont ha deciso di bocciarla al Congresso dei deputati poiché i suoi emendamenti erano stati rigettati dalla Camera bassa con il sostegno dei socialisti.
Il testo tornerà ora in commissione Giustizia per eventuali modifiche che l’esecutivo ufficialmente ha dichiarato di non voler accettare. In particolare, JxCat chiedeva di estendere l’amnistia a tutti i tipi di reati di terrorismo, per rafforzare la misura di grazia per gli imputati. Gli emendamenti prevedevano, tra le altre cose, garanzie che eventuali questioni pregiudiziali presso la giustizia europea non impedissero l’entrata in vigore dell’amnistia una volta approvata in via definitiva dal Senato spagnolo. La controffensiva giudiziaria del giudice della Corte suprema Manuel Garcia-Castellon, titolare del filone principale del processo sui disordini provocati prima e dopo l’organizzazione del referendum del 2017, ha spinto JxCat ad “alzare la posta in gioco”. L’esecutivo spagnolo sarà ora chiamato a riavviare complessi negoziati per giungere a un’intesa con l’entourage di Puigdemont e, se ciò non dovesse concretizzarsi, potrebbero aprirsi scenari inediti e decisamente rischiosi per la stabilità della legislatura.
Inoltre, lo scontro aperto tra socialisti e popolari ha di fatto paralizzato il rinnovo del Consiglio generale del potere giudiziario (Cgpj), bloccato da oltre cinque anni. Per provare a favorire un’intesa è intervenuto il commissario europeo alla Giustizia, Didier Reynders, che ieri ha mediato un incontro a Bruxelles tra una delegazione dei popolari e il ministro della Giustizia, Felix Bolanos. Fonti popolari hanno indicato al quotidiano “El Pais” che la priorità è la riforma costituzionale di modifica del sistema elettorale dei membri del Cgpj, perché la giustizia spagnola “ha bisogno di politici che difendano i giudici e non li controllino”. Al momento, nulla lascia intendere che la contrapposizione tra i due principali partiti del Paese possa attenuarsi. Al contrario, l’avvicinarsi delle elezioni europee sembra destinato ad acuire le tensioni.