Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 27/10/2023
Le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno effettuato nella notte un raid mirato con la fanteria e i carri armati nel nord della Striscia di Gaza, in vista della “prossima fase”, colpendo “numerose cellule terroristiche di Hamas, infrastrutture e postazioni di lancio di missili anticarro”
Nel 20esimo giorno del conflitto tra Israele e il movimento islamista palestinese Hamas, le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno effettuato nella notte un raid mirato con la fanteria e i carri armati nel nord della Striscia di Gaza, in vista della “prossima fase”, colpendo “numerose cellule terroristiche di Hamas, infrastrutture e postazioni di lancio di missili anticarro”. Al termine della missione, le Idf si sono ritirate in territorio israeliano, mentre sono proseguiti gli attacchi aerei che hanno colpito e ucciso il comandante di Hamas responsabile del lancio di razzi dalla Striscia di Gaza, Hassan al Abdullah, nella zona di Khan Younis. Intanto, durante la giornata è proseguito il lancio di razzi da Gaza verso il territorio israeliano, mentre nell’enclave palestinese oltre un milione di persone, metà della popolazione, sono sfollati nel sud. A tal proposito, Emirati Arabi Uniti, Giordania, Bahrein, Arabia Saudita, Oman, Qatar, Kuwait, Egitto e Marocco hanno condannato gli attacchi contro i civili e le violazioni del diritto umanitario internazionale nella Striscia di Gaza.
In un comunicato congiunto, i ministeri degli Esteri dei nove Paesi hanno infatti condannato “gli sfollamenti forzati e le punizioni collettive a Gaza”. “Il diritto all’autodifesa non giustifica le violazioni del diritto internazionale e la deliberata negligenza dei diritti legittimi del popolo palestinese”, ha proseguito la nota. Proseguono inoltre gli sforzi diplomatici da parte del presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, che oggi in un colloquio telefonico con Papa Francesco ha definito gli attacchi compiuti dalle forze israeliane sulla Striscia di Gaza “un massacro”. I due hanno discusso del conflitto in corso tra Israele e Hamas e della situazione che vivono i palestinesi nell’enclave. “È una vergogna che la comunità internazionale abbia chiuso gli occhi di fronte al dramma di Gaza”, ha detto Erdogan durante il colloquio, spiegando che gli attacchi di Israele “non possono essere giustificati in nessuna religione”.
Da parte sua, il ministro degli Esteri dell’Iran, Hossein Amirabdollahian, ha dichiarato che Hamas “è un movimento di liberazione palestinese di fronte all’occupazione israeliana e questo è in linea con le leggi internazionali” e che “le azioni della resistenza e delle forze di liberazione palestinesi sono in linea con la Carta delle Nazioni Unite”. “Le condizioni nella regione sono preoccupanti e le cose potrebbero andare fuori controllo in qualsiasi momento”, ha aggiunto il ministro, secondo il quale “qualsiasi risoluzione delle Nazioni Unite deve chiedere la fine dei crimini di Israele, la consegna degli aiuti e il rifiuto dello sfollamento forzato”. Nel frattempo, almeno 74 camion contenenti acqua, cibo, medicinali e forniture mediche sono stati stati ricevuti dalla Mezzaluna rossa palestinese al valico di frontiera di Rafah, al confine tra Egitto e la Striscia di Gaza. Non è stato consentito tuttavia l’ingresso di carburante nell’enclave palestinese.
L’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso ai rifugiati palestinesi (Unrwa) ha già annuncia- to che potrebbe essere costretta a sospendere le operazioni di assistenza alla popolazione civile nella Striscia di Gaza, in mancanza di nuove forniture di carburante. Resta alta la tensione anche sul fronte settentrionale, lungo il confine tra Libano e Israele, dove il numero totale dei combattenti del movimento sciita libanese filo-iraniano Hezbollah ucciso dal 7 ottobre è salito a 46.
Tuttavia, secondo i media locali, nel Libano meridionale, in prossimità della Linea blu (che segna il confine de facto tra Israele e Libano), regna oggi “una calma precaria”, dopo i bombardamenti israeliani di ieri. A tal proposito si è espresso anche il ministro degli Esteri del Libano, Abdallah Bou Habib, che al termine di un incontro con un gruppo di nove ambasciatori stranieri accreditati a Beirut ha ribadito che “Israele dovrebbe smettere di minacciare di attaccare il Libano”. Continua a salire il bilancio dei morti dei bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza, almeno 7 mila, di cui 2.913 bambini e 1.709 donne. Inoltre, secondo il ministero della Salute di Gaza controllato da Hamas, almeno 1.650 persone risultano disperse.
In Cisgiordania, invece, secondo i dati diffusi dall’Autorità nazionale palestinese (Anp), le vittime delle operazioni di sicurezza e delle campagne di arresti delle Idf sono almeno 104. Tra le vittime israeliane, si contano oltre 1.400 morti, mentre gli ostaggi nelle mani del movimento islamista sono ancora 224. A tal proposito, le Brigate Qassam, braccio armato di Hamas, hanno riferito oggi su Telegram che 50 ostaggi sarebbero rimasti uccisi durante gli attacchi delle Idf su Gaza.