La Libia attacca chi sostiene Israele “Via gli ambasciatori e stop al petrolio”

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 26/10/2023

Intanto, come sostiene l’Audit bureau libico, la produzione di gas naturale è scesa dell’8% nel corso del 2022 – Il gasdotto Greenstream ha trasportato in Italia il 10% della produzione totale

La Camera dei rappresentanti della Libia, il Parlamento eletto nel 2014 e che si riunisce in Cirenaica, nell’est del Paese, minaccia tutti gli Stati che sostengono Israele, Italia inclusa, di espellere gli ambasciatori ed interrompere le forniture petrolifere. E quanto si legge in un comunicato stampa diffuso dal foro legislativo libico in data 25 ottobre. Curiosamente, il testo non reca alcuna firma in calce ed è privo di valore giuridico, ma va letto come un messaggio dalla forte valenza politica. Vale la pena ricordare, infatti, che la Libia è divisa in amministrazioni politiche rivali basate a Tripoli e a Bengasi. Il parlamento dell’est non riconosce il governo di unità nazionale con sede a Tripoli, ritenuto invece legittimo delle Nazioni Unite e al quale fanno riferimento gli ambasciatori stranieri. Un messaggio politico che si innesta inoltre nel continuo depauperamento delle risorse naturali libiche, in primis il gas.

Come riferito dall’Audit Bureau libico in un lungo e dettagliato rapporto, la produzione di gas naturale della Libia è diminuita dell’8 per cento nel corso del 2022. Lo afferma l’Audit Bureau libico in un lungo e dettagliato rapporto. L’output di gas del Paese nordafricano è stato di 861,96 miliardi di piedi cubi nel 2022, ovvero 79,73 miliardi di piedi cubi in meno rispetto all’obiettivo prefissato di 941,7 miliardi di piedi cubi. La produzione media giornaliera di gas naturale è stata inoltre di 2,58 miliardi di piedi cubi al giorno. Il rapporto, pubblicato sul sito web in lingua araba del quotidiano libico “Al Wasat”, ha indicato che la quantità totale esportata lo scorso anno in Italia tramite il gasdotto Greenstream non ha superato 87,85 miliardi di piedi cubi, pari al 10 per cento della produzione totale. I consumi domestici di gas hanno rappresentato il 41 per cento del totale, pari a 349,71 miliardi di piedi cubi.

Il primato
La joint di Eni vale
il 70% della produzione
nazionale di gas

Altri 86,18 miliardi di piedi cubi, il 10 per cento circa della produzione complessiva, sono stati inseriti sotto la voce “giacimenti in esercizio”; un altro 10 per cento, ovvero 86,18 miliardi di piedi cubi, è andato sotto la voce “iniezione pozzi”; il 22 per cento circa, pari a circa 186,63 miliardi di piedi cubi, è stato inserito sotto la voce “bruciato” (il cosiddetto “gas flaring”), di cui l’11 per cento per “combustione diretta” il restante 11 per cento per “gas acidi”. Per quanto riguarda le quote della produzione effettiva di gas naturale delle società operanti nel Paese, Mellitah Oil and Gas (joint venture paritetica tra Eni e la National Oil corporation) è ampiamente in testa con una produzione stimata di 578,18 milioni di piedi cubi nel 2022 (pari al 70 per cento circa della produzione totale), in calo del 5 per cento anno su anno.

Segue al secondo posto Sirte Oil Company con 93,19 miliardi di piedi cubi, in diminuzione del 16 per cento rispetto a quanto prodotto l’anno precedente. Sul gradino più basso del podio figura la compagnia Al Waha Oil Company con 76,52 miliardi di piedi cubi. Seguono la compagnia Zueitina Oil Company con 75 miliardi di piedi cubi; Arabian Gulf Oil Company (Agoco) con 26,08 miliardi di piedi cubi; Al Mabrouk Oil Company con 14,39 miliardi di piedi cubi; Sarir Oil Company quindi 10,74 miliardi di piedi cubi; Harouge Oil Company con 9,26 miliardi di piedi cubi e Akakus Oil Company con 5,09 miliardi di piedi cubi. Il rapporto dell’Audit Bureau libico rileva “una discrepanza tra i dati dei rapporti emessi dai dipartimenti produzione e controllo aziendale riguardo agli usi del gas naturale”, rilevando una “differenza nelle esportazioni di 91 mila piedi cubi e nel consumo in- terno 6,84 milioni di piedi cubi”.